Il peso del tuo nome decreta il fragore della tua caduta. Dalwinder Singh è uno nome sconosciuto a tanti, anche per gli appassionati della disciplina più dotti e addentrati anche nei sottoboschi dei circuiti inferiori. Una caduta, seppur non di un atleta di primo ordine, è pur sempre una caduta e così il tennista indiano è stato marchiato con il timbro peggiore per uno sportivo: quello del doping. I casi che hanno scosso il 2024 sono sicuramente quelli di Iga Swiatek e Jannik Sinner, ma prendendo in prestito un pizzico di retorica, possiamo asserire tranquillamente che ogni caso ha una storia diversa e quella del ventinovenne asiatico ha connotati sicuramente differenti.
La materia in questione è un ginepraio in cui si rischia di rimanere facilmente incastrati, ma l’ultimo caso sembra essere meno contorto rispetto a tanti altri precedenti. L’ITIA, International Tennis Integrity Agency, è il massimo organo volto a tutelare l’integrità dei tennisti e ha deciso di sospendere per Dalwinder Singh per due anni dopo aver fallito un controllo antidoping risalente al Marzo corrente.
Qualche appunto su Singh è doveroso. Tranne qualche sporadica incursione a inizio carriera nel circuito Challenger, l’atleta asiatico ha sempre giocato solo nel circuito ITF e non è mai uscito dai confini indiani agonisticamente parlando. La posizione 791 del ranking è stata la vetta più alta della sua carriera, con l’ultimo match giocato nel 2022 prima del fattaccio. Il nativo di Jassowal torna a giocare il 12 Marzo 2025 all’M15 di Chandigarh contro Sidharth Rawat perdendo 7-6 6-2.
A fine partita un controllo antidoping lo coglie in fallo: nel proprio campione viene rilevata della morfina. La sostanza è un oppiaceo vietato dalla TADP (Tennis Anti-Doping Programme), inserito nella categoria narcotici nella sezione 7 della lista delle sostanze proibite. Abbastanza per far sì che diciassette giorni dopo il match incriminato, quindi il 29 Marzo, Singh riceva un avviso da parte dell’ITIA dove gli veniva imputato la violazione dell’articolo 2.1 (presenza di sostanza illecita nel campione) e 2.2, uso di sostanza illecita senza esenzione a scopo terapeutico) del protocollo antidoping.
L’arringa difensiva del tennista indiano consiste nell’indicare un antidolorifico preso il giorno stesso dell’incontro come fonte della morfina in questione. A detta dell’imputato il farmaco era stato prescritto da un dottore dodici mesi prima a seguito di un intervento chirurgico al polso. Il tutto potrebbe essere credibile se non che Singh non è stato in grado di dispensare ulteriori dettagli a sostegno della sua tesi. Nessun nome del farmaco assunto, nessuna prescrizione e nessuna confezione consegnata alla commissione che esaminava il suo caso.
La legge non ammette né ignoranza né vuoti di memoria, così la decisione dell’ITIA è di sospendere Dalwinder Singh per due anni, inibendolo da qualsiasi competizione o allenamento nei circoli tennistici riconosciuti dall’ITIA, con la fine della sanzione prevista per il 21 Ottobre 2027.
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