“Siamo molto soddisfatti di Torino ma ci siederemo a valutare con FITP all’inizio del prossimo anno” . Parole di Andrea Gaudenzi, presidente dell’Atp, che stamattina ha risposto alle domande dei cronisti durante una conferenza stampa a margine delle Nitto ATP Finals.
Riguardo al futuro delle Finals in Italia sono sorti dei dubbi negli ultimi mesi, alimentati dal cambio di governance introdotto dal Decreto Sport, con la Fitp affiancata da Sport e Salute. A tal proposito l’ex tennista si era espresso così non più tardi di qualche settimana fa: “Sì, l’Italia potrebbe perdere le Finals. Le guerre di potere sono dannose, credo che il governo farebbe meglio a intervenire sulle infrastrutture degli impianti“
Tra le domande sottoposte a Gaudenzi spazio anche al calendario sempre più fitto, ai tornei 1000 da 12 giorni e alla necessità di estendere l’offseason per consentire più riposo ai giocatori.
Buongiorno Andrea. È soddisfatto di questa edizione a Torino?
ANDREA GAUDENZI: “Buongiorno a tutti e grazie per essere qui. Credo sia nel complesso un’edizione straordinaria. Ogni anno c’è stata evoluzione: abbiamo iniziato con il Covid, non è stato semplice, però ogni singolo anno l’evento è migliorato. Complimenti all’ATP, hanno fatto davvero un lavoro incredibile. Eravamo tutti un po’ ansiosi dopo Londra, che era un evento fantastico, ma credo che abbiamo superato le aspettative iniziali. Questa edizione è particolarmente emozionante perché c’è in palio il numero uno: potrebbe decidersi oggi, oppure no, ma è molto emozionante vedere i migliori giocatori del mondo contendersi il primo posto a fine anno. Penso sia il miglior risultato possibile, perfetto per i tifosi e per tutti“
[Domanda parzialmente udibile sul calendario ATP, Challenger e 250]
ANDREA GAUDENZI: “È una domanda molto ampia, ma cercherò di essere breve. Il tennis è uno sport estremamente difficile da organizzare, probabilmente il più complicato, perché è ad eliminazione diretta. Un giocatore può disputare una partita in dodici giorni o sette. Ci sono più calendari sovrapposti; la maggior parte perde al primo o secondo turno, altri restano più a lungo. Da qui nasce la complessità.
Per questo abbiamo diverse categorie – Slam, Masters, 500, 250 – e anche i Challenger sono fondamentali. Sugli ATP 250, abbiamo avuto la strategia di ridurne il numero da 38 a 29 e l’obiettivo è 28 con l’arrivo del nuovo Masters saudita. I 250 sono importanti come tutte le categorie, ma ce n’erano troppi, difficile inserirli in calendario. L’anno ha 52 settimane; i giocatori hanno bisogno di una vera off-season che ora è troppo corta“
Quanto è difficile conciliare sette entità diverse in un unico calendario?
ANDREA GAUDENZI: “In questo calendario globale incidono sette entità diverse: i quattro Slam, l’ITF che gestisce la Coppa Davis – il cui formato è cambiato spesso – più ATP e WTA. Ho molta simpatia per i giocatori che devono rapportarsi con sette enti diversi che decidono sulle date. Per questo il mio piano One Vision mira a unificare la governance per creare un calendario più razionale. La priorità è comunque il prodotto premium – Masters e Finals – perché i tifosi vogliono vedere i migliori nei tornei più importanti“
Quando giocavi, come avresti gestito la riduzione dei tornei 250, e come pensi che influenzi i giocatori medi e l’accesso ai tornei maggiori?
ANDREA GAUDENZI: “Da giocatore intorno alla 50esima posizione, era frustrante poter entrare nel tabellone principale solo di due Masters. Ora, con i draw ampliati, i top 100 hanno più possibilità, almeno in sette tornei. Sui 250, ho spesso sbagliato calendario, scegliendo 250 su terra prima degli Stati Uniti invece di allenarmi sul cemento. Ma la tentazione dei soldi era forte nei tornei minori, dove spesso c’erano le garanzie. I giocatori devono scegliere seguendo punti e titoli, non il denaro. Abbiamo pensato il calendario come una piramide: più sei in alto, più giochi tornei top; chi è più in basso gioca più spesso 250 e Challenger“
Domanda su Masters 1000 a 12 giorni e lamentela dei top player
ANDREA GAUDENZI: “Non ho inventato nulla, Indian Wells e Miami erano già a 12 giorni da decenni ed erano tornei con performance nettamente migliori. Per noi la fonte principale di ricavi è la biglietteria. Aumentare i giorni significa aumentare i ricavi. L’espansione consente più trasparenza finanziaria e vantaggio economico: nel 2024, solo per i Masters, abbiamo distribuito quasi 20 milioni tra i giocatori, contro i 6 dell’anno prima. Capisco che per i top la permanenza sia più lunga e forse serve più compensazione. Ma ora i giocatori sono parte anche dell’economia del torneo. Bisogna essere pazienti e valutare dopo alcuni anni i risultati effettivi“
E’ possibile avere in future delle finali a metà settimana nei Master 1000? Il prossimo anno Cincinnati avrà la finale di domenica?
ANDREA GAUDENZI: “Sì, dal prossimo anno Cincinnati avrà la finale di domenica. Il Canada invece, per via del calendario compresso, avrà ancora la finale di mercoledì. In altri sport, la programmazione è flessibile. È complesso trovare l’equilibrio, bisogna testare ed essere pronti ad adattarsi secondo la risposta dei tifosi e i risultati di pubblico”
Questa formula resterà a Torino fino al 2030?
ANDREA GAUDENZI: “Non è stato ancora deciso nulla oltre al prossimo anno. Siamo molto soddisfatti di Torino ma ci siederemo a valutare con FITP all’inizio del prossimo anno”
Le Finals resteranno a Torino anche nei prossimi anni?
ANDREA GAUDENZI: “Il prossimo anno è stato già annunciato che saremo ancora a Torino. Per il 2027 e oltre ancora da definire, la discussione riguarda anche gli anni futuri“
Qual è il numero ideale di settimane di off-season per i giocatori?
ANDREA GAUDENZI: “Domanda interessante. Alcuni vorrebbero sei settimane, altri sette, altri otto. Sicuramente un giocatore ha bisogno di una-due settimane di vera pausa, poi una-due settimane di preparazione atletica prima di riprendere la racchetta. Bisogna che l’off-season sia più lunga dell’attuale. Dipende però dal livello: chi termina a Parigi spesso va già in vacanza, mentre i top 8 proseguono con Finals e ora anche la Davis. Per me la Davis Cup è un evento eccezionale e il formato casa-fuori creava un’atmosfera unica. Giocarla ogni anno è complicato. L’ideale sarebbe una cadenza biennale, come un Mondiale del tennis, con una stagione che lasci più flessibilità ai giocatori top. Credo che servano almeno sette settimane di off-season“
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