Carlos Alcaraz continua la sua marcia trionfale a Indian Wells. Questa volta il conto, salatissimo, lo ha pagato Grigor Dimitrov battuto con un doppio 6-1 in poco meno di un’ora e 15 minuti di gioco, o forse sarebbe meglio dire, di dominio spagnolo. Match caratterizzato dal forte vento, caratterizzante del deserto californiano, fa parte del pacchetto: prendere o lasciare. Alcaraz non ha dubbi, trovando proprio nelle condizioni climatiche quasi un alleato, lì dove per molti sono un ostacolo. “Ho sempre detto che mi piace giocare con il vento, con queste condizioni. Penso di adattare molto bene il mio gioco a queste situazioni“, ha dichiarato in conferenza stampa. La sua capacità di leggere il rimbalzo della palla e il suo incredibile atletismo gli permettono di rispondere al meglio anche alle condizioni più difficili. “Credo molto nelle mie qualità fisiche e so che posso arrivare su ogni palla“, ha aggiunto con la consueta schiettezza, figlia della consapevolezza.
“Penso che Grigor giochi in modo più aggressivo con meno tempo per preparare i colpi, e credo che per questo oggi sia riuscito ad adattarmi meglio alle condizioni. Ho avuto ottime sensazioni nel colpire la palla e la posizione del mio corpo, su ogni colpo, era quella corretta. Alla fine, ho semplicemente commesso meno errori. Con un vento così forte, meno errori commetti, meglio è” (regola assoluta, indipendente dalle condizioni climatiche, n.d.c.).
Indian Wells, il giardino di casa
Per un giocatore come Alcaraz, che ha saputo dimostrare di saper vincere ovunque, su qualunque superficie ed in qualunque condizione di gioco, potrebbe apparentemente essere esercizio complesso quello di dichiarare dove ci si senta meglio a giocare, anche se alle volte le risposte a queste domande possono stupire, più di quanto l’evidenza dimostri. “Ogni volta che gioco su questo campo mi sento benissimo. Le condizioni qui si adattano perfettamente al mio stile“, ha spiegato. Di sicuro l’ampiezza del campo gli consente di difendere con grande efficacia e al tempo stesso di avere il tempo necessario per impostare le sue accelerazioni. Forse non è poi così veloce, anzi. Se dovesse paragonare questa sensazione a un altro torneo? “Forse a Madrid o Barcellona, dove adoro giocare. Ma qui è speciale“, ha sorriso lo spagnolo, lasciando intendere quanto sia a suo agio nel deserto californiano.
Ora Cerúndolo: “Devo restare concentrato”
Nel match di quarti di finale, Alcaraz troverà Francisco Cerúndolo, un avversario che conosce bene. “Non so quale sia la sua superficie preferita, perché gioca bene su tutte, anche sull’erba. È un giocatore completo, quindi sarà dura“, ha ammesso. “È arrivato ai quarti di finale battendo un top 10 come Alex De Minaur. So come gioca, ho visto molte sue partite e ci siamo allenati spesso insieme. Dovrò rimanere concentrato e provare a essere aggressivo dal primo punto“.
Il numero uno? Non è un’ossessione
Inevitabile affrontare il tema con chi quel posto lo ha raggiunto; essere numero 1 al mondo è un obiettivo del ventenne di Murcia, in considerazione dello stop forzato di Jannik Sinner? Non vuole pensarci troppo: “Non mi concentro troppo sul recuperare il primo posto. Questo potrebbe mettermi pressione. So che se continuo a fare le cose giuste e a migliorare ogni giorno, i risultati arriveranno da soli“. Il focus, per ora, è solo su Indian Wells. “Il mio obiettivo qui è giocare bene e, perché no, provare a vincere il titolo. Mi sento sempre meglio e voglio continuare su questa strada, finire il mio percorso qui e poi pensare a Miami, poi al torneo successivo. Sto migliorando il mio gioco, incontro dopo incontro, i risultati arrivano da sé e di conseguenza il mio punteggio nel ranking migliorerà“.
Relax sul green
Tra una partita e l’altra, Alcaraz trova anche il tempo per rilassarsi. “Gioco a golf quasi ogni giorno. Amo questo posto perché mi permette di trascorrere del tempo con la mia squadra e la mia famiglia, ma anche di dedicarmi a me stesso“. Il golf, per lui, è un modo per staccare la mente e recuperare energie: “Mi aiuta molto a rilassarmi e questo poi si riflette anche sul mio tennis“. Un rituale, quello del golf, caro anche ad un altro grande spagnolo che da queste parti, ma anche in altre, qualche buon risultato lo ha ottenuto: si chiama Rafael (e al podcast di Andy Roddick ha detto tante belle cose).
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Autor: Carlo Galati