Paese che vai, usanza che trovi. Non fanno eccezione gli appartenenti a una categoria troppo spesso marginalizzata, che non sta sotto ai riflettori e neanche ha la pretesa di piazzarcisi ma che, di rimando, facilita il compito a chi è chiamato fisiologicamente a brillare per mestiere: le stelle dello sport. L’universo in questione è quello dei volontari, un ingranaggio portatore di onori, pochi, e oneri, tanti, e che tramite il loro impegno profuso permette la riuscita ottimale di una macchina troppo più grande di loro per dargli il giusto credito, nella fattispecie quello di un torneo tennistico del circuito maggiore, quelli un gradino sotto gli Slam: i Master 1000.
La materia in questione è quanto di più intricata possibile. E’ un mal costume a cui ormai ci siamo assuefatti, ma non è di certo la smania di finire sulle prime pagine dei giornali la prerogativa di chi aderisce al ruolo di volontario, a cui scapperà più di un sorriso beffardo quando fugacemente verrà tirato in ballo dal vincitore di turno nei retorici discorsi di ringraziamenti. Il vero neo di tutte le dinamiche inerenti allo svolgimento di queste mansioni è spesso il velo di oscurantismo attorno a questo mondo relegato nel sottobosco, di cui si sa sempre troppo poco.
Il cuore pulsante dell’adesione a prendere parte a eventi del genere è senza dubbio la passione sfrenata per questo meraviglioso sport, con l’opportunità di essere in prima linea che si tramuta spesso in un sinistro specchietto per le allodole, per delle allodole a rischio sfruttamento. Tutto il ritorno emotivo del mondo non giustificherebbe, però, turni da 8 ore in cui tra hostess, steward, servizi di sicurezza e biglietteria ci sono ragazzi che si prodigano con professionalità e competenza (quasi obbligatoria una buona conoscenza delle lingue straniere) affinché tutto fili liscio anche grazie al loro operato. Tutto questo senza l’ombra di un prize money.
Era il 2016, quell’edizione degli Internazionali d’Italia venne vinta da Sir. Andy Murray contro Novak Djokovic, e Ubitennis si era occupata di pubblicare un resoconto da parte di una volontaria che restituì un ritratto della propria esperienza al Foro Italico sicuramente meno british rispetto al trionfatore di quell’annata. Sono passati quasi 9 anni, Andy è diventato il coach di Nole, e già basterebbe questo come esempio lampante che si tratti di una vita fa. Da allora, e finalmente, qualcosa sembra essere cambiato.
Mentre la FITP si mobilizza, ipotizzando un quinto Slam grazie all’acquisizione dell’ATP di Madrid, è proprio tra i due Master in terra battuta che viene sviscerata la main difference per quanto riguarda il trattamento della spinosa questione volontari. Ma partiamo da casa nostra. Se in tempi addietro la nebulosa faccenda si risolveva con un mille grazie e poco più, ora c’è una delibera del Consiglio Federale, la numero 481 del 19-20 dicembre 2024 dove “la FITP ha provveduto all’identificazione delle tipologie di spese e delle attività di volontariato per le quali è ammessa la modalità di rimborso forfettario”.
Sul sito del massimo organo competente si continua con ulteriori delucidazioni: “Ai volontari sportivi che prestano a titolo gratuito la propria collaborazione in occasione delle manifestazioni ed eventi riconosciuti dalla FITP, può essere riconosciuto un rimborso forfettario, per spese sostenute anche nel comune di residenza, nel limite complessivo di euro 400 mensili.” Una chiara presa di posizione, salvo poi riservarsi una postilla discrezionale variabile in base alla casistica dell’evento: “Fermi restando i limiti di legge, l’entità del rimborso forfettario è determinata dagli organi dei singoli soggetti eroganti, tenendo conto, relativamente alla manifestazione o evento sportivo: del luogo di svolgimento, della durata, della logistica, nonché di ogni altro fattore utile alla congrua quantificazione dell’entità del rimborso in questione.”
Alcuni lo chiamerebbero contentino, i più ottimisti lo riterrebbero il più sacrosanto degli ossimori linguistici: un “volontario retribuito”. I cugini spagnoli operano in maniera diversa, una visione concettualmente differente. In attesa di capire, appunto, quanto sia realizzabile o meno l’operazione di inglobamento tra Roma e Madrid, filtra un sibillino scetticismo, è proprio il Master 1000 della capitale iberica a riconfermare la scelta che fu fatta già lo scorso anno: considerare gli addetti alla Caja Magica come se fossero dei lavoratori a tutti gli effetti.
Da un paio di anni il Mutua Madrid Open si affida ad Adecco per scovare i candidati ideali per il loro recruiting, tramite apposite postazioni di candidature aperte sul sito della società leader nel settore delle risorse umane. Steward, assistente amministrativo, personale al botteghino, info point sono solo alcune delle voci distintamente presenti per colmare la richiesta di più di 600 risorse per la manifestazione che si svolgerà dal 21 aprile al 4 maggio. Le fasce lavorative somigliano a quelle del Foro Italico e qui subentra la disparità economica, naturale conseguenza dettata da una percezione dissimile.
I 600 lavoratori della Caja Magica percepiranno 10 euro all’ora, non serve un genio della matematica per calcolare che ogni turno verrà ricompensato con 80 euro. Niente male considerando che se un tale impiego dovesse prolungarsi per tutte le due settimane della competizione, considerando la riforma dei Master 1000, si arriverebbe ad un salario di 1.120 euro. Una chimera per i corrispettivi “colleghi” romani che, con le unghie e con i denti, si rifugiano nel forfettario. La svolta presa dai madrileni è sicuramente un unicum nel panorama dei Master 1000. Ad essere scrupolosi e in attesa di capire se è un tipo di soluzione che possa attecchire o meno in altri contesti, c’è da dire che questo modus operandi porta con sé un risvolto a due facce, come spesso accade con quelle coperte troppo corte da non riuscire a “tutelare” entrambi i lati. Considerandolo come un lavoro a tutti gli effetti, è ovvio che le postazioni aperte attirino anche ragazzi invogliati da un’opportunità remunerativa che sicuramente farebbe calare vertiginosamente il livello di incanto, o di interesse, con cui alcuni giovani si approcciano a manifestazioni tennistiche del genere.
A chi invece del tennis frega, e anche tanto, e decide di aderire come volontario non bastano i vari benefit che vengono loro elargiti. Nel primo 1000 di Indian Wells, ad esempio, il personale avrà diritto ad essere sorteggiato per dei biglietti per lo US Open, concessione non messa a disposizione dal successivo Master di Miami. Le ipotetiche corsie preferenziali verso i giocatori, spesso rivelatesi illusorie, non sono più una gratifica all’altezza così da accogliere con gioia anche un rimborso. Una sorta di indennizzo per cercare di dare un po’ di luce a degli interpreti troppo spesso all’ombra dei giganti.
O que achou dessa notícia? Deixe um comentário abaixo e/ou compartilhe em suas redes sociais. Assim conseguiremos tornar o tênis cada vez mais popular!
Esta notícia foi originalmente publicada em:
Fonte original
Autor: Manuel Ventriglia