Paolini, l’onda è giusta (Massimo Brizzi, La Gazzetta dello Sport)
La scalata è alle spalle. L`ha portata lì dove si respira l`aria rarefatta dell`alta quota del ranking e si può assaporare una gloria non estemporanea. Jasmine Paolini con il suo 2024 da favola ha stupito il mondo del tennis. Non è però tempo di guardarsi indietro, ma di porsi nuovi obiettivi. Come è giusto e corretto che sia. Da oggi contro la Svizzera nella United Cup, la competizione a squadre mista in corso di svolgimento in Australia, la tennista azzurra riprenderà una marcia agonistica che nell`anno che sta per chiudersi l`ha proiettata dove non era facile immaginarla. Scagliata al numero 4 di fine anno del ranking Wta da una fionda mossa da leggerezza e talento; sorrisi e vincenti; determinazione e positività. Facciamo descrivere la sua parabola stagionale dalle parole di Andy Roddick che la tratteggiano al meglio: «Jasmine è la più grande sorpresa dell`anno – ha detto l`ex n.1 nel suo podcast -. Non aveva mai terminato una stagione nei primi 25 posti del ranking e nel 2024 ha raggiunto due finali Slam e chiuso l`anno da numero 4 a 28 anni». Con la gemma, aggiungiamo noi, dell`oro olimpico in doppio insieme a Sara Errani, la vittoria nella Billie Jean King Cup con l`Italia e il prestigio di essere la prima italiana di sempre a chiudere un`annata così in alto, visto che Francesca Schiavone raggiunse lo stesso best ranking (n.4 a gennaio 2011), ma terminò il 2010 al n.7. Verso il brindisi di Capodanno Jasmine bagna così il suo 2025: «Sarà un anno diverso dal 2024: è impossibile fare una stagione uguale all`altra, ma non sai mai cosa può succedere. Mi piace giocare i grandi tornei, in grandi stadi e contro avversarie forti. Il 2024 è stato straordinario, il prossimo anno scriverà una storia nuova». Lei un anno fa si presentava da n.30 al mondo alla United Cup. Primo rodaggio per carburare e raggiungere gli ottavi agli Australian Open, fermata da Anna Kalinskaya, poi battuta in finale nel 1000 di Dubai. Quella vittoria prestigiosa è stato il primo squillo di una sonora cavalcata, con le finali in due Slam di fila, Parigi e Londra, le gioie olimpiche e l`alta quota del ranking. Adesso la tennista di Castelnuovo Garfagnana è un`osservata speciale, sa di non poter più viaggiare a fari spenti ed è chiamata a un ulteriore scatto. «Ci si affaccia al 2025 con la voglia di migliorarsi e lavorare per mantenere il più a lungo possibile il rendimento che ho espresso quest`anno – dice -. So già che non sarà facile, ma ci proverò. Mi sto divertendo a giocare a questo livello nei più grandi campi del mondo». Divertimento, ecco la chiave per alzare l`asticella e proseguire la marcia in alto. «Sto provando anche a migliorare qualcosa nel mio tennis, perché ci sono delle cose che devo far meglio, ma non penso al ranking: cerco solo di vivere il presente». […]
Jasmine si lancia: “Però il 2024 è irripetibile” (Roberto Bertellino, Tuttosport)
È la prima mattinata azzurra della nuova stagione, anche se siamo ancora nel 2024 di estrema grazia per l`italtennis. Partenza alle nostre 7.30 per l`esordio della nostra nazionale nella United Cup, a Sydney la formazione capitanata da Renzo Furlan affronta la Svizzera, che ha già giocato e vinto nella notte scorsa contro la Francia per 2-1. Oggi il piatto che accompagnerà la colazione dei più mattinieri propone la sfida tra Flavio Cobolli, n. 32 ATP e Dominik Stricker, talento mancino che ha vissuto un 2024 travagliato per un infortunio alla schiena occorsogli a fine 2023, tanto da essere sceso sulla piazza n. 300 Atp. L’unico precedente, giocato alle Next Gen ATP Finals di Gedda 2023, ha visto il successo dell`azzurro. A seguire e in un orario più consono al risveglio domenicale sarà la volta del testa a testa tra la n° 1 azzurra e 4 Wta Jasmine Paolini e la svizzera Belinda Bencic, fresca di rientro lo scorso ottobre dopo la maternità. La 27enne elvetica ha vinto entrambi i confronti giocati con la 28enne toscana di Bagni di Lucca. Il primo è datato 2018, giocato nel turno d`esordio del torneo Itf da 80.000 dollari a Las Vegas. Il secondo risale invece al 2022 nella fase round robin della Billie Jean King Cup Finals. È una sfida interessante perché Jasmine esordisce dopo l`esaltante 2024 chiuso in grande stile con la conquista della Billie Jean King Cup, dopo aver operato un salto di qualità per molti aspetti inatteso. Giusto ricordare le altre perle del suo anno da protagonista, nell`ordine la vittoria nel 1000 di Dubai, le finali Slam al Roland Garros e a Wimbledon, l`oro olimpico a Parigi 2024 in coppia con Sara Errani. Proprio Jasmine ha voluto precisare, con il consueto approccio positivo: «Spero che sia inutile pensare a fare un anno come il 2024 perché è impossibile. I risultati sanano diversi, ma si può pensare a provare ad aggiungere qualcosa al gioco, provare a migliorare e vedere come va. Ci saranno cose che sicuramente andranno peggio e altre che andranno meglio. Vedremo. Cerco solamente di vivere il presente, divertirmi, e provare a mantenere questo livello di gioco il più a lungo possibile». Belinda Bencic, che in carriera ha lo stesso best ranking di Jasmine Paolini, n. 4 Wta, ha dato alla luce la figlia Bella tornando nel circuito in ottobre, con una classifica che l`ha vista precipitare oltre la posizione numero 1400. Si è rimessa in gioco in alcuni tornei HP e con la maglia della nazionale ha vinto i tre singolari giocati nei playoff della Billie Jean King Cup. A dicembre ha centrato la finale nel Wta 125 di Angers cedendo in tre set all`americana Parks. A Sidney ha subito fatto la differenza nella United Cup vincendo il match di singolare contro la transalpina Paquet, alla quale ha concesso soltanto quattro giochi, e ha vinto anche il doppio in tandem con Stricker. Il terzo incontro del confronto con la Svizzera sarà proprio il doppio misto nel quale l`Italia dovrebbe schierare Andrea Vavassori e Sara Errani, che insieme sono stati capaci nel 2024 di aggiudicarsi lo Slam di specialità agli US Open.
E’ un’ossessione. Kyrgios attacca ancora Jannik (Giovanni Pelazzo, Tuttosport)
Dopo neanche 5 giorni di off season effettiva il 2025 tennistico è pronto a ripartire a pieno ritmo. Venerdì è iniziata la United Cup, dov`è impegnata anche l`Italia di Cobolli, Paolini, Errani e Vavassori, mentre nella notte tra oggi e domani partiranno gli ATP 250 di Hong Kong e Brisbane, tradizionalmente ricco di top players. A guidare il seeding c`è Novak Djokovic, chiamato a esordire contro uno dei tanti australiani presenti in tabellone (Hijikata). Altri due tennisti di casa se la vedranno contro Arnaldi e Berrettini: per il primo Matteo c`è Popyrin, campione a Montreal, mentre a The Hammer è toccato Jordan Thompson. […] Tra i più attesi in Australia c`è sicuramente Nick Kyrgios, che dall`ottobre 2022 ha giocato una sola partita. «Diciotto mesi fa non avrei mai immaginato di poter tornare a questo livello: è surreale essere qui», ha raccontato il bad boy australiano, atteso all`esordio da Mpetshi Perricard, secondo Nick il miglior battitore del circuito. «Potrei anche giocare come Federer e perdere comunque, ti sradica la racchetta dalle mani», ha detto l`ex n. 13 Atp. Tutto questo tempo fuori dal campo non deve essere stato facile per Kyrgios, che per un periodo non riusciva «neanche a girare il pomello della porta: tornare a giocare a tennis per me era solo un bonus». Il 2022 è stato l`anno migliore del 29enne di Canberra, con la finale a Wimbledon persa contro Djokovic, i quarti allo US Open e il successo in doppio all`Australian Open con Kokkinakis, con cui farà nuovamente coppia a Melbourne. Prima però, a Brisbane, sarà proprio Djokovic il compagno di Kyrgios, un`idea nata a Wimbledon quando i due si sono allenati insieme qualche giorno. «Nole continuava a mandarmi messaggi, così ho deciso di concedergli il piacere di giocare con me – scherza Nick – però non è che andrò in campo dicendogli `wow Novak, sei il migliore, dammi qualche consiglio`. Anzi, penso che sarò più io ad aiutare lui, perché a questo punto della sua carriera vorrà anche divertirsi un po’». Anche da lontano Kyrgios non ha mai smesso di far sentire la sua voce, tanto da telecronista quanto soprattutto sui social. Come il più grande dei leoni da tastiera, non sono mancati numerosi attacchi a Sinner, Swiatek e a chi ha gestito i recenti casi di contaminazione: «non c`è lo stesso trattamento per ogni giocatore, lo si è visto con il recente caso di Purcell. Sinner è il n. 1 del mondo ed è un tennista fantastico, non ho mai detto il contrario, ma il modo in cui è stata gestita la sua situazione è stato terribile. Entrambi i n. 1 del nostro sport sono risultati positivi al doping, è disgustoso – ha tuonato Kyrgios -. Sinner ha fallito due test antidoping, la Wada ha fatto appello. Se il mio fisioterapista mi avesse contaminato probabilmente non gli avrei mai più parlato, invece lui lo ha tenuto nel suo team 5 mesi. E comunque avrei potuto aiutarmi per tornare prima, ma odio tutto questo. A chi mi critica dico che non sarà la stessa cosa qualche escandescenza in campo». Bisogna ricordare anche a Kyrgios che l`appello Wada riguarda un potenziale comportamento negligente di Sinner, non certo l`assunzione di sostanze dopanti. Le quantità minime trovate nelle provette del n.1 non sono minimamente in grado di migliorare le prestazioni di nessuno, ma Kyrgios sembra continuare a far finta di non capire.
“Potevo essere Sinner, invece insegno a non fare i miei errori” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Poteva essere Sinner prima di Sinner. Dieci anni fa, Gianluigi Quinzi si portava dietro l`impegnativo soprannome di Predestinato: nel 2013 aveva vinto il torneo juniores di Wimbledon prendendosi le prime pagine di tutti i giornali appena diciassettenne, e le sue traiettorie mancine sembravano poter disegnare un futuro di eterna gloria per il tennis italiano, sempre all`affannosa ricerca di un erede di Panatta e della prima epoca d`oro di fine Anni 70. Ma il passaggio al professionismo cancellò d`un colpo tutte le speranze, il talento si annacquò in fretta e Gianluigi, al massimo approdato al n.149 del mondo, finì nel lungo elenco delle promesse mancate, fino al ritiro nel 2021. Dei giorni luminosi, restano i trofei conservati in una stanza di casa, ma nessun rimorso: Quinzi è rimasto nel suo mondo, però si è messo dall`altra parte.
Gianluigi, l`Italia adesso ha il più forte giocatore del mondo, Sinner: però nel 2013, in quel lontano pomeriggio del trionfo londinese, tutti immaginavamo che quel sogno potesse realizzarlo lei.
Lo so, eppure guardando indietro a quei momenti, mi rendo conto che non sarebbe stato possibile. Perché non avevo costruito le condizioni, non solo per riuscirci, ma anche per provarci. Quando ero juniores, per me contava soltanto vincere, e questa era la filosofia che tutti quelli che avevo intorno mi avevano inculcato: a me interessava portare a casa più partite e più trofei possibili, senza pensare a migliorare tecnicamente. E quando sono uscito dalla comfort zone affrontando il circuito maggiore, non ero attrezzato e non potevo più colmare il gap. Guardate proprio Sinner, che è un orgoglio nazionale non solo per lo sport: quando arrivò a Bordighera a 13 anni, coach Piatti gli insegnò subito che il tennis è al 50 per cento vittoria, perché vincere rimane una benzina fondamentale, e al 50 per cento volontà di imparare e migliorare. Per me quelle percentuali sono sempre state 90 e 10.
Lei è appena diventato padre di Maria Vittoria, un evento che cambia la vita. Nella sua parabola dalla luce all`ombra, quanto hanno pesato le aspettative dei genitori?
Non ce la faccio a biasimarli, hanno investito molto su di me, mi hanno mandato in Florida da Bollettieri, che era il più grande di tutti, quando avevo otto anni. Ma adesso che faccio l`allenatore e sono a contatto soprattutto con i ragazzini, capisco che tante volte quello dei genitori con lo sport dei figli è un rapporto malato. Magari perdono un paio di partite di fila e subito papà e mamma chiedono di cambiare sistema di allenamento, minacciano di portarli da un`altra parte, non accettano che ciascuno abbia i suoi tempi di maturazione, vogliono il tutto e subito. Quindi, se devo dare una risposta complessiva, ammetto che le aspettative dei genitori spesso sono un ostacolo alla crescita dei figli.
Adesso che lei è diventato coach, all`Accademia di Riccardo Piatti, qual è il primo consiglio che dà ai suoi ragazzi?
Fare il coach è un ruolo delicatissimo, non si allena e basta. Guardate Sinner: Vagnozzi e Cahill sono la sua seconda famiglia, lo hanno protetto nei momenti di difficoltà. Purtroppo, vedo ragazzi che a 18 anni sono già sfiancati emotivamente dal tennis senza aver ancora ottenuto nulla. Perciò cerco di non fargli commettere i miei stessi errori, che poi errori forse non erano, piuttosto scelte sbagliate. Dunque la mia filosofia è semplice: la vittoria in sé non conta nulla se non è accompagnata da un lavoro su se stessi di crescita personale e tecnica. E poi non devono mai smettere di divertirsi. Se non ti diverti più, è il momento di fare altro.
Lei è nato nel 1996 come Berrettini e Medvedev, tanto per dirne due: davvero non ripensa mai al fatto che potrebbe ancora essere in campo contro di loro?
Non ho rimpianti, se è questo che intende: se li avessi, sarei ancora a cercare punti nel sottobosco dei Futures e dei Challenger. Semplicemente, un giorno mi sono svegliato e ho capito che oltre a quello che avevo già dato non potevo più andare. E ho cambiato strada. Magari lo Slam che non ho vinto da giocatore lo conquisterò da coach, e forse sarebbe una soddisfazione ancora maggiore. […]
Se domani mattina ricevesse una telefonata che le chiedesse di tornare in campo per l`ultima volta, contro chi giocherebbe e dove?
Sicuramente sul Centrale di Wimbledon e sicuramente contro Sinner, il più forte del mondo. Anche se mi prenderebbe a pallate.
“Sinner è un alieno” (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Tullamarine, Melbourne, è uno di quegli aeroporti che quando sbarchi, manca ancora un chilometro. Da fare a piedi. «Ti chiamo appena arrivo», mi aveva detto. Dubai-Melbourne sono tredici ore. Il messaggino giunge in orario, “chiamami ora”. Lo faccio, so dov`è. Questa è un`intervista che deve durare un chilometro. Vincenzo Santopadre è una consolazione. Non ti lascia mai solo, e non ha bisogno di riunire un conclave prima di rispondere. Il tema è il 2025, annuncio. «Il prossimo non sarà ancora l`anno della trinità», mi dice pronto, mitico, più che mistico. E allora quando? «Due anni ancora, almeno». Tranquillizzami, stiamo parlando entrambi della stessa cosa, vero? «Penso di sì. Chi insieme a quei due… Non è così?».
Appunto. Sinner, Alcaraz e chi?
Joao Fonseca, per dirne uno. Talento a perdita d`occhio, un mare di talento, ed è in crescita, perfino rapida. Ha un po` di Jannik e un po` di Carlitos. Ma è ancora un bimbo. Glielo leggi negli occhi, lo vedi da certe reazioni che ha sul campo. Ha un buon team, gente seria. Dategli tempo, deve imparare tutto. Se quest`anno arriva tra i primi trenta, sarà pronto per lo scatto futuro.
Un bimbo trai bimbi. Anche Alcaraz lo sembra, a volte. Non è cosi?
Anche Carlos, sì. Ha appena 21 anni, ma ha già vinto. Anzi, ha vinto moltissimo. E questo ti cambia dentro. Sa già di potersi permettere traguardi altissimi, ma deve crescere nella continuità, ed è un percorso sempre complesso, molto personale.
A confronto, Sinner è già un uomo.
Altro che… l`ho visto allenarsi a Dubai. Uno spettacolo. Continua a investire su se stesso, non ha mai smesso di farlo. Aggiunge di continuo nuovi particolari importanti al proprio gioco. Lo troverete migliorato. Questione di mentalità. La sua è forgiata nel minerale più duro che vi sia.
Lonsdaelite. Rarissimo. Viene da meteoriti cadute milioni di anni fa. Provenienza aliena…
Aliena, hai detto? Gli si addice…
Insomma, ancora uno scontro a due al centro del prossimo anno.
Direi di sì. E non mi sembra male come programma. C`è una disputa in atto, fra i due. Amichevole, ma molto seria, e tira in ballo numerosi aspetti del tennis di oggi. Continuità o talento? Solidità o Ping Pong Tennis? Applicazione, studio, programmazione. C`è anche la sfida personale. Sinner è avanti di migliaia di punti in classifica, ma l`altro l`ha battuto tre volte. Mi sembra un cartellone promettente per un grande spettacolo. Poi, lo sai, il tennis è vario. Ci saranno nuovi inserimenti, qualche novità, qualche ritorno importante. Ma la trama saranno quei due a scriverla. […]
Credi nel ritorno di Djokovic?
Credo che ci proverà. Non so quali risposte gli daranno il corpo e la mente. Il morso del cobra ce l`ha ancora. Se non lo tieni a distanza, rischi grosso.
L`unico a tenersi a stretto contatto con Sinner e Alcaraz è stato Zverev. Meno Medvedev. E ancora meno Tsitsipas.
Sì, il 2024 ha cambiato molte cose, è stato l`anno della Fondazione. Tutto si è rimesso in gioco, e credo che il 2025 non sarà così diverso. Vero… Zverev meglio di altri, sarà ancora nel gruppo di testa. Medvedev ha subito il contraccolpo di alcune sconfitte. Gli hanno fatto male, ma lo vedo più rilassato e alla mano di prima.
Facciamo un salto in avanti.Siamo a dicembre 2025. Dammi i tuoi primi cinque per la classifica.
Non vedo grandi cambiamenti… Sinner numero uno per la continuità, davanti ad Alcaraz, che credo stia lavorando nella stessa direzione. Metto lo spagnolo al numero due, ma più vicino a Sinner nel punteggio. Poi Zverev, Medvedev e al quinto posto Rublev, perché mi piace, è un bravissimo ragazzo ed è di grande simpatia.
Ora i tuoi. Prima l`ex, Matteo Berrettini.
Gli auguro il meglio, prima di tutto. Se lo merita. In Davis è stato splendido… Resta un tennista da grandi prestazioni, se ne infila subito qualcuna ce lo ritroviamo come niente tra i primi quindici o venti. Continua a essere un vincente, malgrado tutti i guai che gli sono capitati. Sul filo di lana trova spesso il modo per finire davanti. Sono doti rare… Uno così può battere chiunque.
Quello di oggi, Luca Van Assche.
Grande serietà, grande educazione. Un nonno italiano. È un piacere lavorare con lui. Sta crescendo, sta scoprendosi, sta trovando fiducia. Ha 20 anni. Spero che il salto di qualità sia vicino. Io ci credo, e anche lui […]
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Autor: Alessia Gentile