Ai microfono di OA Sport, il coach di Lorenzo Musetti, Simone Tartarini, si è detto fiducioso per la nuova stagione, considerando i grandi passi che Lorenzo ha già fatto nel 2024 e le chiare prerogative per iniziare al meglio il 2025. Tra vittorie eclatanti e sconfitte cocenti è difficile stilare un bilancio complessivo dell’anno passato, ma se volessimo scaglionarlo in più periodi potremmo dire con tranquillità che Lorenzo ha mostrato attimi che fanno decisamente ben sperare. Per noi italiani il momento peggiore, se pensiamo a Lorenzo, arriva forse alle Finals di Coppa Davis, dove il carrarino ha difficoltà ad esprimersi da tempo e dove quest’anno è stato infatti sostituito da Matteo Berrettini dopo la sconfitta al singolare d’esordio contro Cerundolo e la sua Argentina.
In quell’occasione, sulla scelta del secondo singolarista aveva pesato parecchio il confronto tra Musetti e Berrettini negli allenamenti pre-partita a Malaga. Secondo Tartarini, Lorenzo si era distinto in modo netto, dimostrando di essere in grande forma: “Nei set giocati tutti i giorni contro Berrettini in allenamento Lorenzo ha sempre vinto. Prima del match contro l’Argentina gli aveva dato 6-1.” È chiaro che se a queste parole, derivanti da valutazioni dietro le quinte, non possono essere abbinati fatti che il pubblico possa vedere sul campo, le domande principali arrivano sulla testa di Lorenzo. Anche perché, come dice Simone. “c’è del rammarico sul fatto che mentalmente sia mancato. Io spero che si riesca a trovare il modo per avere maggior continuità, perché il livello ce l’ha. In uno sport come il tennis si perde, è chiaro. Tuttavia, io vorrei che le sconfitte fossero da attribuire a grandi meriti dell’avversario oppure a qualcosa di tecnico, ma spesso con Lorenzo ci troviamo a parlare di un modo di stare in campo poco positivo“, spiega il coach.
Nonostante questo brutto momento, non possiamo giudicare tutta una stagione sulle basi di una singola partita: il 2024 di Lorenzo Musetti è stato un anno di contrasti, di esperienze significative, di sfide non sempre superate e di traguardi molto importanti. Alcuni esempi sono lampanti, come la finale al Queen’s, la semifinale a Wimbledon, la finale a Umago e, soprattutto, la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Parigi. Se a questi traguardi accostiamo però che non è stata vinta nemmeno una delle cinque finali disputate, alcune delle quali giocate oltretutto da assoluto favorito, l’amaro in bocca viene. Per riacquisire fiducia Lorenzo proverà, dopo l’estate australiana, a trovare più vittorie e fiducia nel Golden Swing sudamericano. L’obiettivo, come appena detto, sarà di creare una condizione virtuosa per il gioco di Lorenzo, anche perché Tartarini è sicurissimo: “non si va in territorio sudamericano per il ranking”. Certo, se poi qualche punto lo si racimola male non fa, anche perché l’obiettivo del carrarino è la top 10 ATP e, contando la sua affinità con la superficie, qualche torneo sulla terra rossa in più potrebbe non guastare.
Al di là di Musetti, la scena mondiale è dominata da Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, su cui Tartarini esprime qualche opinione. A suo avviso, l’italiano sta attraversando un momento di forma straordinaria, tanto da essere considerato superiore al collega spagnolo. “Sinner è anche più forte di Alcaraz, in questo momento è quasi ingiocabile“. Ciò che stupisce e che non è visibile dalla tv, ma solo dal campo, va ben oltre la potenza e la precisione dell’altoatesino: “Jannik ha l’atteggiamento giusto, dà sempre la sensazione di avere tutto sotto controllo, per poi fare la differenza quando conta maggiormente. La partita in Davis contro Griekspoor è stata emblematica. Forse dalla tv non ci si rende conto, ma l’olandese stava stra-giocando, tirava fortissimo e non sbagliava mai. Eppure, Jannik era sempre lì e non appena nel tie-break ha sbagliato una palla lui lo ha assalito”.
Questa padronanza del gioco, che dà l’impressione di avere sempre il match nelle proprie mani, rappresenta una qualità distintiva rispetto ad Alcaraz, il cui stile di gioco, sebbene esplosivo, può risultare meno costante in certe situazioni di pressione. Per Simone, Carlos ha una media di rendimento inferiore e i picchi non ha senso considerarli: “per me dobbiamo fare un discorso di ‘standard’, perché un conto è fare un ragionamento di livello di gioco, un altro è farlo su come si riesca a esprimerlo e su quale scala temporale”. Il 2025 potrebbe essere l’anno in cui Musetti farà quel salto di qualità definitivo, unendosi a Sinner nel portare in alto i colori italiani (anche perché se nel 2024 ha battuto Zverev due volte su due, e su due superfici completamente diverse, il livello c’è). Ora serve solo quel pizzico di continuità e fiducia per trasformare ogni occasione in un successo.
(di Francesco Maconi)
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Autor: Redazione