Le Next Gen ATP Finals di scena in questa settimana pre-natalizia chiudono ufficialmente il calendario 2024 ma, considerata la collocazione, si è trattato piuttosto di un antipasto del Tour 2025, in partenza già il 27 dicembre con la United Cup. La straordinaria stagione per il tennis italiano appena vissuta non può non creare un’attesa trepidante e fiduciosa per quella imminente, a partire naturalmente dal protagonista principale, Jannik Sinner. Attualmente impegnato nella preparazione a Dubai, il “primo della classe” – così titola Tennis Magazine sotto la foto di copertina che ritrae l’azzurro con la coppa del numero 1 di fine anno – ha parlato in esclusiva con la rivista francese.
Si comincia con l’evidente salto di qualità della seconda metà del 2023 quando Sinner si è “liberato” dell’assenza di un titolo pesante mettendo in bacheca il Masters 1000 di Toronto, anche se il salto più evidente è arrivato il mese successivo a Pechino, torneo vinto battendo in semifinale Carlos Alcaraz e in finale Daniil Medvedev, colui che lo aveva sempre battuto nei sei precedenti confronti. “I risultati non arrivano direttamente. Ho lavorato molto negli ultimi anni per trovare il modo di essere efficace nei momenti importanti” spiega Jannik. “Pensavo di essere un grande giocatore quando sono entrato nella top 10, ma non sentivo di poter battere i migliori al mondo”. La soluzione, facile a dirsi, era cercare di aggiungere qualcosa al gioco, le famose “variazioni” sulle quali ha iniziato a lavorare con l’arrivo di Simone Vagnozzi. “Nelle partite a volte faccio bene, a volte meno bene, ma nella mia testa so che è la strada giusta. Abbiamo lavorato un anno e mezzo per poter utilizzare questi colpi in partita”. Fino a che i pezzi hanno cominciato ad andare al loro posto. “Il servizio, in particolare, è diventato un’arma più importante, soprattutto nei momenti importanti”. A questo punto, dunque, l’azzurro può fermarsi soddisfatto. Scherziamo, naturalmente. “Adesso stiamo lavorando ad altro, vedremo i risultati tra cinque, sei, sette mesi”.
Come accennato, il cambio di marcia è passato anche per la prima vittoria su Medvedev, non un risultato casuale e a sé stante, ma che ha segnato un’inversione di tendenza nelle sfide tra i due. “Medvedev è un avversario che mi ha fatto crescere come giocatore. A poco a poco ho lavorato per trovare una soluzione e sono arrivato a Pechino. Poi ho vinto il torneo, questo mi ha dato fiducia”. Da lì fino a fine stagione abbiamo visto un Sinner dominante con anche le due vittorie su Novak Djokovic (ci avrebbe poi perso all’ultimo atto delle ATP Finals, ma solo perché Jan non riesce proprio a mettere in campo il suo tennis nei primi due set delle grosse finali a salire: la prima “1000” con Hurkacz a Miami, appunto quella di Torino e quella dell’Australian Open che, purtroppo per Daniil, si disputa sulla lunga distanza). A quel punto ci si domandava se sarebbe riuscito a riportare quello stato di forma all’inizio della stagione successiva. La risposta è stata no, nel senso di non solo all’inizio, anche se il Rosso di Sesto chiarisce che “tutto quello che sono riuscito a fare nel 2024 è il risultato di quello che ho fatto durante l’anno scorso”.
Un altro passo importante sono stati i tre match point consecutivi salvati contro Nole in Coppa Davis, che tuttavia Sinner non vede come punto di svolta, pur ammettendo che “questo tipo di confronto ti fa capire che puoi battere questi giocatori, ti dà fiducia”. E così sono arrivati il primo Slam, Rotterdam e Miami, con il solo Alcaraz capace in quei tre mesi di batterlo, in semifinale a Indian Wells. A proposito del successo a Melbourne, dopo la trasformazione del match point Jannik ricorda “tanta gioia, il sollievo, tutto il lavoro necessario per arrivarci. La parte più bella è stata festeggiare la vittoria con le persone che mi hanno portato fin lì. Lo sognavo già da bambino”.
I paragoni con i grandi dello sport si sprecano, da Alberto Tomba e Valentino Rossi, campioni nostrani che hanno travalicato i confini del loro sport, a Federer, Nadal e Djokovic per i successi di questa stagione, ma Sinner rimane con i piedi per terra. “Quello che ho realizzato io nel 2024 loro lo hanno fatto per anni e anni e anni”. Un po’ diverso quando si tratta di commentare le similitudini tra il suo gioco e quello di Djokovic, perché “in effetti facciamo cose simili sul campo, ma siamo anche molto diversi. Lui è molto flessibile, elastico, costante e solido come giocatore. È sempre riuscito a mantenersi in ottima forma fisica, anche a fine stagione. Quindi provo a fare più drop shot, a fare servizi e volée, ad accorciare i punti. L’obiettivo non è solo giocare un buon tennis a 23-24 anni, ma anche diventare padre a 35 anni”.
Nel 2024, il classe 2001 altoatesino vanta 73 vittorie a fronte di appena 6 sconfitte, tre delle quali contro Carlos Alcaraz, di un paio di anni più giovane e con cui ha equamente spartito gli ultimi quattro titoli Slam. Ognuno dei due dice che l’altro lo spinge al limite, ad andare oltre. In questo gioco a rincorrersi e superarsi, dal punto di vista dell’azzurro, “Carlos è molto forte fisicamente e mentalmente. Dalla linea di fondo sa fare tutto, cambia ritmo, ha le smorzate, capisce molto bene il gioco. Per battere un tennista così devi essere al 100%, ma non siamo solo io e Carlos, ci sono tanti altri giocatori, ci sono i giovani in arrivo. Quindi bisogna sempre lavorare per restare al top”.
Jannik ha già realizzato i sogni – propri e di qualunque tennista – di diventare numero 1 del mondo e vincere uno Slam, ma assicura di averne ancora molti: “I sogni non si fermano a 23 anni. Ci sono ancora due Major che non ho mai vinto…”.
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Autor: Michelangelo Sottili