Giornate complicate per il team USA. Anche la squadra maschile va fuori al primo turno in quel di Malaga. Dopo la delusione a stelle e strisce al femminile per l’eliminazione rimediata dalla Slovacchia, poi finalista alla Billie Jean King, arriva l’eliminazione degli uomini dalla Coppa Davis per mano dell’Australia. Decisiva la sconfitta nel doppio di un inedito duo di doppisti composto da Shelton e Paul. Una scelta a dir poco discutibile da parte del capitano Bob Bryan che aveva a disposizione da un lato due specialisti come Krajicek e Ram (argento olimpico a Parigi) e dall’altro la possibilità di ricomporre la coppia che era arrivato sul terzo gradino del podio ai Giochi – Fritz/Paul. E proprio questa decisione è stata al centro della conferenza stampa del team americano.
D. Una domanda per te, Bob. Qual è il suo bilancio della giornata e quali sono state i momenti decisivi per lei?
BRYAN: “Sapevamo che avremmo affrontato una squadra forte. L’Australia ha giocato in modo fenomenale. Tanto di cappello per quello che hanno fatto, ma sono orgoglioso dei nostri ragazzi che hanno dato il massimo in campo. È stato un duello combattuto con sei ore di grande tennis e uno spettacolo importante per il pubblico. Ovviamente c’era molta energia nel palazzo e sono orgoglioso di Ben che nel suo primo incontro di Coppa Davis ha dimostrato di essere davvero all’altezza della competizione. Kokkinakis ha giocato uno dei migliori tennis che gli abbia mai visto giocare e Ben è stato in grado di ribaltare l’incontro, di rimettersi in gioco e ha avuto l’occasione di vincere. È tutto ciò che si può fare, abbiamo perso per un soffio. Taylor Fritz ha giocato come negli ultimi due mesi. La sua è stata una prestazione piuttosto convincente. Grande servizio, grandi colpi da fondo campo, molta potenza. Per quanto riguarda il doppio, abbiamo diverse opzioni in questa squadra. Abbiamo una coppia di doppio esperta con Rajeev e Austin e potevo scegliere anche tra i singolaristi per il loro stile di gioco. In questo caso si è trattato di una scelta di campo e non cambierei nulla. Speravamo di cogliere gli australiani un po’ di sorpresa, ma gli avversari si sono dimostrati all’altezza dell’occasione, hanno servito con un’alta percentuale hanno fatto una grande partita”.
D. Potresti spiegare meglio perché hai preferito questa coppia di doppio? Quando hai deciso e quando hai fatto sapere a questi due che avrebbero giocato?
BRYAN: “Tra la partita di singolare e quella di doppio abbiamo avuto 15 minuti per parlarne tra noi. È stato allora che abbiamo preso la decisione. Thompson, campione degli US Open, in finale a Wimbledon, è un ottimo giocatore di doppio. Matt Ebden ha vinto le Olimpiadi e conosce Rajeev e Austin, ma non conosceva Ben e Tommy. È stata una scelta tattica per cercare di coglierli di sorpresa. Ben è stato ovviamente in campo per tre ore all’inizio della giornata, quindi, era in ritmo. Tommy, avete visto cosa ha fatto alle Olimpiadi. Tutti apprezziamo il suo modo di giocare nel doppio. Ci abbiamo provato. Quei ragazzi hanno giocato bene. Sono una delle migliori squadre di doppio al mondo e oggi lo hanno dimostrato. Quindi tanto di cappello a questi ragazzi, si sono comportati bene”.
D. Ben, so che è ancora fresca la ferita e sono sicuro che volevate vincere, ma puoi parlare del tuo debutto in Coppa Davis? È stato un incontro epico.
SHELTON: “E’ triste essere stati eliminati: è stato davvero bello giocare lì fuori con il sostegno della squadra. Questo è il mio mondo per esprimermi al massimo, adoro gli eventi a squadre. Tennis universitario, Laver Cup, Coppa Davis, qualsiasi cosa sia, questo è il mio format preferito dove penso di poter esprimermi al meglio. Per questo sono ancora più dispiaciuto dopo che Bob si è fidato di me. Oggi sono sceso in campo due volte, ovviamente ho lottato come un matto, ma non ottenere una vittoria in uno dei due incontri mi ha fatto molto male. Sono grato per l’opportunità che mi è stata data, per il fatto che Bob mi ha convocato, mi ha messo in campo e mi ha dato la possibilità di giocare per il mio Paese”.
D. Bob, tu hai ovviamente una grande esperienza come giocatore e ora come capitano. Avere una squadra così profonda è probabilmente un grande problema, ma puoi spiegare il tuo punto di vista nelle scelte fatte? La vedi diversamente ora rispetto alla prospettiva che avevi da giocatore?
BRYAN: “Negli Stati Uniti siamo molto fortunati ad avere tanti grandi giocatori. Questo rende le mie decisioni un po’ più difficili, perché lasciamo a casa alcuni grandi giocatori. Frances Tiafoe è arrivato in semifinale agli Open e in finale a Cincinnati, ma non è qui. Purtroppo non ci sono molti posti a disposizione, ce ne sono solo cinque. Ma non avrei cambiato nulla delle scelte fatte. Ho portato i cinque ragazzi che ritenevo avessero le migliori possibilità di vincere questa Coppa Davis e, anche dopo il risultato di oggi, non cambierei nulla”.
D. Penso che alcuni osserveranno che nonostante il tuo passato di grande doppista non hai optato per un doppio tradizionale. Mi chiedevo se potesse parlarci di questo e magari, se fossi ancora giocatore, come ti saresti sentito come specialista del doppio se non fossi stato scelto per giocare il doppio e ti fossi visto scavalcare da altri singolaristi?
BRYAN: “Come capitano devi prendere decisioni difficili. Ho raccolto molte informazioni prima di scegliere. Siamo stati qui per sei giorni ad allenarci. Sappiamo come si sente ognuno di noi e conosciamo molto degli avversari con cui giochiamo. È un mondo di analisi e ci si parla tra gli altri membri dello staff e con i giocatori. Per fortuna c’è mio fratello, ci sono Dean Goldfine, Kent Kinnear, molti grandi allenatori. Avevamo una piccola possibilità e abbiamo provato a coglierla. Sapevamo che sarebbe potuta andare a finire come è andata, perché abbiamo giocato contro una squadra tosta. Ma come ho detto, non mi pento di nulla”.
Q. Bob, hai parlato della consultazione con gli altri membri dello staff. Parlate delle decisioni con i giocatori o siete solo voi a decidere?
BRYAN: “Per il doppio si parla con i giocatori, perché alcuni si trovano bene a giocare con altri, e ci sono molte dinamiche da conoscere. Austin e Raj mi hanno sostenuto molto. Erano i ragazzi a bordo campo che urlavano le tattiche e aiutavano con i punti di servizio e le coperture. Insomma, sono stati grandi compagni di squadra. Se fossimo riusciti a passare, avremmo avuto un giorno di riposo e avremmo potuto schierare una formazione diversa nei giorni successivi, ma questa è quella che avevamo oggi e non ci guarderemo indietro”.
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Autor: Paolo Pinto