In realtà già il Master 1000 di Parigi Bercy ci aveva fatto venire il dubbio che questa non fosse una settimana propizia per il tennis italiano, e i primi risultati che arrivano dai Challenger non fanno che confermare questa nostra impressione. A partire dal 125 di Bratislava (cemento indoor, AXA Arena NTC) che vedeva ai nastri di partenza Luca Nardi con la quinta testa di serie. Il 21enne tennista pesarese è stato fermato all’esordio 6-3 6-4 dal croato Dino Prizmic. A parte il probabile imbarazzo di Luca nell’affrontare un avversario di due anni più giovane, lui che era sempre stato il ‘più giovane’ per definizione, c’è stato l’impaccio per una partita scivolata via senza sussulti in cui allo spalatino sono stati sufficienti un break per set contro un avversario totalmente disarmato che ha avuto una sola palla break, non sfruttata. L’azzurro conferma così come questa sua stagione, pur partita così bene, sia poi proseguita sotto una cattiva stella, costellata di tanti piccoli problemi fisici e di troppi primi turni (addirittura 14), non adeguatamente bilanciati dalla bella vittoria al Challenger di Napoli e dal prestigioso scalpo di Nole Djokovic ottenuto a Indian Wells. Se poi volessimo infierire potremmo anche interrogarci sulla strana vicenda del cambio di guida tecnica quando Luca ha troncato con la ‘Giorgio Galimberti Academy’ di Cattolica, dopo pochi mesi di collaborazione, una collaborazione che pure aveva dato ottimi risultati. I diretti protagonisti non sono mai entrati nei dettagli ma dalle loro mezze parole l’impressione è che Luca abbia privilegiato il ritorno ad una sua comfort zone piuttosto che la navigazione in mare aperto…ammesso che i pochi km che separano Pesaro da Cattolica si possano così definire. Rimanendo al paragrafo ‘giovani promesse’ non è che sia andata molto meglio a Luca Van Assche, eliminato dopo una partita molto combattuta, da Jozef Kovalik (n.128 ATP) e al brasiliano Joao Fonseca che ha perso in tre set da Mikhail Kukushkin (n.110). Male anche il finlandese Otto Virtanen che, reduce dalla bella vittoria di Brest, non è riuscito a dare continuità al suo bel momento facendosi sorprendere all’esordio (6-3 6-4) da Lukas Klein (n.146). In questo modo ha dato plastica testimonianza di quale sia la differenza tra un ottimo atleta e un grande campione (Sinner docet). Chi invece continua a collezionare risultati è il britannico Jacob Fearnley di cui abbiamo già diffusamente parlato dopo che ad Orleans aveva festeggiato il suo personalissimo triplete e di cui sospettiamo dovremo occuparci di nuovo a breve.
Si giocava anche sulla terra rossa di Brazzaville (Repubblica del Congo) dove il Challenger 50 in corso di svolgimento è stato oggetto di molte battute non troppo simpatiche che hanno mescolato mezze verità a un po’ di tipica spocchia colonialista. Tipo dire che per iscriversi al torneo, tanto era scadente l’entry list, fosse sufficiente il certificato di sana e robusta costituzione. La pietra dello scandalo sono state in realtà le qualificazioni dove si erano iscritti solo in nove giocatori e non tutti sono riusciti a scendere in campo per mancanza di avversari, usufruendo così di un bye. Il tabellone principale invece non era nemmeno così scadente, con il rumeno Filip Cristian Jianu (n.214 ATP) a presidiarlo con la sua prima testa di serie. Due erano i nostri ragazzi presenti: Matteo Covato e Simone Agostini. Covato, 19 anni da Siracusa, ha superato le qualificazioni (giocando) e poi nel primo turno ha battuto 6-3 6-2 Courtney Lock dello Zimbabwe, il fratello più giovane di Benjamin, arricchendo il proprio bottino dopo che la settimana precedente aveva conquistato il suo primo punto ATP all’ITF di Kampala. Già, perché la storia di Matteo è tutta da raccontare (e penso che lo faremo a breve). Il ragazzo è fuori casa da cinque settimane: due tornei a Kigali (capitale del Ruanda), altrettanti a Kampala (capitale dell’Uganda) e adesso è il turno del Congo. Ci vuole davvero una bella grinta per prendere così di petto il primo anno di vero professionismo. E anche se non sono tornei ricchi o prestigiosi, sono sicuramente faticosi e aiutano a meglio definire una personalità evidentemente dotata di grande spirito di avventura. La sconfitta al secondo turno (6-0 6-3) di fronte al francese Calvin Hemery (n.234) era inevitabile, tanta era la differenza di talento, esperienza e classifica In quest’ultima settimana il giovane siciliano non era più solo perché era arrivato a dargli manforte Simone Agostini che se in singolare è stato subito eliminato (6-3 6-4) dall’indiano Dev Javia (n.762), si è però preso una bella rivincita in doppio centrando la finale in coppia col sudafricano Alec Beckley e il suo nuovo best ranking alla posizione n.332 ATP. Non male considerando che la scorsa settimana Simone aveva vinto il 25.000$ di Santa Margherita di Pula, in coppia con Gianluca Cadenasso.
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Autor: Massimo Gaiba