C’è del denaro nel tennis

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La questione è quanto mai attuale, riscoperta da molti in seguito ad una domanda, semplice, semplicissima, rivolta ai due finalisti del torneo esibizione Kings Six Slams, disputato in Arabia Saudita, e che ha messo in palio il montepremi più alto nella storia del tennis. Ora, non staremo qui a pontificare sulla legittimità o meno di disporre come si vuole dei propri soldi e della libertà di organizzare un’esibizione piuttosto bene pagata, mettendo in palio la cifra che si vuole. Non ne saremmo capaci.

Ci soffermeremo, di fatto, sulle risposte di Sinner e Alcaraz, che sono sembrate piuttosto diverse nella sostanza e che riassumeremo brutalmente nel “ho giocato questo torneo perché volevo mettermi in gioco con i più forti” di Sinner e nel non potevo non pensare ai soldi quando ho deciso di giocare in Arabia. Potrebbero sembrare due risposta agli antipodi, e nel merito lo sono pure, ma non ne esiste una vera e una falsa, non si può dare una patente di verità e saggezza ad uno e condannare l’altro dall’alto dei propri interessi personali.

Nel guardare il tutto, bisogna partire dal presupposto che stiamo parlando di giocatori che hanno già vinto tanto, in titoli sul campo e in denari in banca: 29 milioni circa per Jannik e 36 per Carlos, solo dalle vittorie nei tornei (gli sponsor, ricchi, sono a lato di questo). Al netto di tracolli e gestioni finanziarie assurde si sono già assicurati una discreta sicurezza economica, nel futuro prossimo e diremmo anche in quello anteriore.

Ha ragione Sinner quando cerca nella sfida tennistica la motivazione che sta alla base di tutto; nulla da dire ad Alcaraz quando non nasconde il suo pensare ai soldi. Perché? Perché semplicemente sono destinati a dominare così tanto da dover per forza cercare nella sfida agonistica motivazioni, ma sono anche talmente pratici da non poter non considerare tutti quei soldi come un vantaggio non da poco.

Se è pur vero che chi parla solo di soldi è uomo povero, ma lo è altrettanto un vecchio adagio, quello secondo cui la pecunia non olet.

X: @carlogalati

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Autor: Carlo Galati