Jannik Sinner grazie al trionfo nell’esibizione “Six Kings Slam” di Riyad ha portato a casa un assegno di 5.5 milioni di euro: il mini-torneo arabo, che vedeva al via sei dei tennisti più famosi di tutto il circuito (oltre al numero 1 del mondo erano presenti Alcaraz, Medvedev, Djokovic, Rune e Nadal), si è concluso sabato 19 ottobre con Sinner che ha sconfitto in finale Carlitos Alcaraz in una finale di buon livello ma il dibattito è proseguito anche nei giorni successivi. Un’operazione commerciale del genere – in Arabia Saudita, con un montepremi straordinario e per certi versi quasi inconcepibile – era destinata a scatenare polemiche: il mondo del tennis ha vissuto quel weekend come una specie di frattura, digerendo il cosiddetto “sportswashing” a fatica e sottolineando le contraddizioni di un evento imponente, soprattutto a livello economico. Andy Roddick è intervenuto a gamba tesa sulla questione nel corso del suo podcast, mettendo nel mirino gli organizzatori: “Mi irrita molto che Sinner abbia guadagnato in tre giorni di torneo più del 25% dei soldi che ho guadagnato io in tutta la carriera”. Il campione dello US Open del 2003 ha aggiunto: “E’ molto facile dare 6 milioni a un solo giocatore o a pochi giocatori senza avere la responsabilità di organizzare un vero torneo, nel quale devi occuparti di altri 122 tennisti, senza dimenticare i doppi”, sottolineando come il circuito professionistico stia diventando sempre più recintato. Si tiene conto solamente delle esigenze dei giocatori più famosi, dimenticandosi completamente delle storie minori e delle condizioni degli “altri”, considerati ormai come un contorno fastidioso, un contorno che deve accontentarsi del Prize Money del primo turno di un torneo del Grande Slam. Il punto di vista di Roddick, lo ripetiamo, non mette sotto accusa Jannik ma, eventualmente, un sistema che rischia di diventare sempre più chiuso e di arrivare presto a un punto di rottura: le esibizioni tra i tennisti più famosi rischiano di sostituire i tornei veri? Se bastano un paio di nomi giusti a far girare i soldi, a che cosa servono tutti gli altri giocatori?
Sinner nel corso di un’intervista a Eurosport ha provato a dare la sua versione dei fatti: “È un bel premio ovviamente, ma io sono andato lì perchè c’erano i sei migliori giocatori del mondo. Io non gioco per soldi, è semplice. Potevo misurarmi con avversari come loro ed era un bell’evento per me. Quando vinco significa che ho giocato nel modo giusto e che posso migliorarmi per il futuro. I soldi non sono la cosa più importante, vivo bene anche senza. Sono soltanto un extra, contano molto meno della salute e della famiglia”. Ma l’analisi del numero 1 non ha convinto proprio tutti e, ad esempio, Stan Wawrinka, dopo aver letto le parole di Jannik, ha risposto su X con una risata. Una risata sincera, una risata un po’ invidiosa.
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Autor: Jacopo Gadarco