Insulti all’arbitro, doppista squalificato in una finale Challenger

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È finita dopo 37 minuti la finale del doppio di sabato all’Open Saint-Brieuc Armor Agglomération, torneo francese di categoria Challenger 75. La causa di tale precoce conclusione non è stata la strabordante superiorità di una delle due coppie, anche perché il punteggio si è fermato sul 3 pari, e nemmeno un infortunio, bensì la squalifica di uno dei protagonisti. Una squalifica che, come spesso accade, ha fatto e farà discutere, anche se l’eco rimane decisamente contenuta visto il basso profilo del tennista coinvolto.

Il motivo del default è presto detto: il ventisettenne doppista ceco Matej Vocel, n. 192 ATP (best ranking), ha rivolto un insulto all’arbitro di sedia. Vediamo come si è riusciti ad arrivare a tanto così presto – il quotidiano della Bretagna Le Telegramme assicura che è la prima volta che qualcosa del genere accade in 23 anni, da quando il torneo è diventato professionistico – e se è giustificata l’adozione del provvedimento.

Matej Vocel e lo svizzero Jakub Paul (secondi del seeding e al loro settimo torneo insieme) affrontano in finale i francesi Geoffrey Blancaneaux e Gabriel Debru. In vantaggio iniziale di un break si fanno riprendere sul 3 pari. Al settimo gioco guadagnano quattro palle consecutive per tornare avanti. Sulla seconda chance, risposta di Vocel che sarebbe vincente ma è chiamata fuori con conseguente protesta del ceco. Dalle immagini pare effettivamente larga e, in ogni caso, è sulla linea lontana rispetto alla sedia dell’arbitro, lo spagnolo Karim Guerfi Gárate: per fare overrule, dovrebbe vedere chiaramente la palla colpire la riga. Si arriva così sulla parità, deciding point, Vocel finge di tagliare per invogliare il lungolinea che in effetti arriva, ma è preciso e la volée finisce in rete. Dopo una prima imprecazione, Matej pare dire qualcosa in direzione dell’arbitro che chiama il punteggio e richiama l’attenzione del tennista:

“Penso che tu sappia cosa mi hai detto, chiamo il supervisor.”
“L’ho detto a me stesso.”
“Mi stavi guardando.”

Si mette male.

Arriva il supervisor, l’arbitro gli spiega l’accaduto: perso il punto, Vocel ha rivolto lo sguardo verso di lui indirizzandogli – non ad alta voce ma mimando con le lebbra – un insulto in croato, che peraltro ha l’equivalente letterale in spagnolo e si basa su, diciamo, quella che in inglese è la C-word. Il tennista, con tono pacato, replica che l’arbitro “nemmeno parla quella lingua” e prosegue: “Innanzitutto ho detto una parola diversa. Ho sbagliato una volée facile sulla palla break ed ero arrabbiato con me stesso. L’ho guardato per via della chiamata precedente, ma non mi sono rivolto a lui”.

Il supervisor domanda a Guerfi se sia sicuro e l’arbitro conferma che il giocatore si è rivolto direttamente a lui. Vocel giura di nuovo di averlo detto a sé stesso e che la parola era ceca: “non parlo mai in croato”. Va detto che la parola ceca si traduce sempre con la C-word inglese, quindi non è che cambi tantissimo dal punto di visto del… contenuto. Di fronte alle due versioni, il supervisor spiega che prevale quella dell’arbitro. Vocel è incredulo, insiste con la sua difesa, giustificando la parolaccia con il punto importante, “parità, in una finale, cosa vuoi che dica… Se l’avessi detto a lui, lo ammetterei, ‘sì, ho toppato’, ma non l’ho detto”. Il supervisor gli ripete che l’arbitro ne è certo e Guerfi Gárate annuncia, “violazione del codice, comportamento antisportivo, squalifica”.

Prima di lasciare il campo, stretta di mano con gli avversari ma non all’arbitro neanche da parte del suo compare Paul. I vincitori Blancaneaux e Debru hanno ancora voglia di giocare e distribuiscono le loro racchette ai raccattapalle con cui si mettono a scambiare. Poi arrivano Quentin Lesné e Laurent Lemasson, maestri del TC Saint-Brieuc, a sfidarli in un super-tiebreak, vinto 10-8 dai favoriti. Se qualcuno avesse dei dubbi, questa mini sfida con i maestri non ha valore per l’ATP, neanche per quanto riguarda gli head-to-head.
Tornando a Vocel, ovviamente non incasserà né punti né montepremi; inoltre, la violazione della sezione sul comportamento antisportivo può comportare una multa fino a 20.000 dollari – lui ne ha vinti 14.000 (lordi) quest’anno.

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Autor: Michelangelo Sottili