È a fine giornata che arriva il momento più bello, quello che tutti aspettavano, quello del primo oro per l’Italia a Parigi. Sono le 21:53 quando Nicolò Martinenghi tocca per primo il pannello dell’arrivo della sua corsia, trasformando nel metallo più prezioso le azzurre acque dell’Arena La Défense, che ospita le gare di nuoto. I suoi 100 metri rana sono stata la perfetta esaltazione del gesto, un gesto che è innato. La rana si può allenare, migliorare, ma è qualcosa che hai dentro: ranisti si nasce. Se poi si ha la fortuna di vincere anche la medaglia d’oro alle olimpiadi è l’esaltazione massima. Martinenghi c’è riuscito, ridando il sorriso ad una spedizione azzurra che, durante la giornata, ha vissuto momenti difficili, che se non vogliamo chiamare sconforto, è qualcosa che di sicuro gli somiglia molto.
La seconda giornata, infatti, fino al “momento Martinenghi”, aveva vissuto nell’onda delle delusioni e dei rimpianti. Giusto andare per ordine, nel mare magnum di una giornata olimpica. Per farvi comprendere: immaginate di seguire una prima giornata di uno Slam: difficile eh? Moltiplicate per 10 e avrete una giornata olimpica.
Delusione fioretto femminile
Da sempre la scherma azzurra, nello specifico il fioretto femminile, è la cassaforte dello sport azzurro, alle olimpiadi e non solo, ne hanno trovato la combinazione, portandosi via tutto, con merito e lasciandoci con nulla in mano. Errigo, Favaretto e alla fine Volpi sono state sconfitte da questa nuova generazione di giovani atlete americane che completano un podio, per la prima volta nella storia delle Olimpiadi senza nessuna atleta europea. Una delusione grande, papabile in primis a Casa Italia dove, lo diciamo in punta di fioretto (ci scuserete), serpeggia una delusione figlia della mancanza di almeno una medaglia certa e del materiale più prezioso da questa specialità. Tre delle prima quattro atlete al mondo sono italiane. Nessuna di questa è arrivata a medaglia. Ci sarà tempo per rifarsi, nello specifico con la gara a squadre.
Due medaglie sfumate
Amarezza anche da due discipline e da due atleti da cui ci si aspettava medaglia. D’oro per il boxeur Aziz Abbes Mouhiidine, colosso casertano, è uscito dal torneo al primissimo turno perdendo tre riprese su tre contro l’uzbeko Lazizbek Mullojonov. Aziz, grande favorito per la vittoria finale, è stata la classica vittima di giudizi incompressibili da parte di arbitri il cui verdetto è da considerare perlomeno discutibile, se non un vero e proprio furto, inutile girarci troppo attorno, chiamando le cose con il proprio nome. Discutibile anche il verdetto per la judoka Odette Giuffrida che ha perso, nella categoria 52kg, per penalità, sia la semifinale con la kosovara Krasniqi che la finale per il terzo posto con la brasiliana Pimenta. Anche qui due medaglie sicure sfumate.
La mattina ha l’argento e il bronzo in bocca
Medaglie che invece sono arrivate dalla pistola 10 metri con le prime due medaglie di giornata, quelle di Federico Maldini e Paolo Monna, rispettivamente argento e bronzo. Medaglie che nel budget di inizio spedizione erano considerate sì possibili, ma che giungono con quella piacevole sorpresa che le rende ancora più belle. E la sorpresa l’ha fatta anche Maldini che con la medaglia al collo, a Casa Italia, ha chiesto alla fidanzata Carlotta di sposarlo. Il sì, in queste circostanze, è naturale conseguenza.
Le squadre azzurre: bene così
Ottime le notizie che arrivano dalle squadre azzurre. Vittorie azzurre per le due formazioni impegnate oggi, la pallavolo femminile, vincitrice per 3-1 sulla Repubblica Dominicana, conquistando così la testa del gruppo C e la pallanuoto maschile che batte gli USA con il punteggio di 12-8 nella gara di esordio del gruppo A. Entrambi i successi caratterizzate dalla consapevolezza dei più forti, capaci come sono stati di governare il rientro dei propri avversari, siano esse le giocatrici dominicane, portatesi sul 1-1 provando così a spaventare, senza molta fortuna, le ragazze di Julio Velasco, o i pallanuotisti statunitensi, sempre forti muscolarmente ma di livello tecnico inferiore rispetto ad altre compagini. Era comunque importante partire bene per dare un segnale in entrambi i campi. Il segnale è arrivato in maniera piuttosto netta.
Ma il vero successo delle squadre azzurre ha la potente grazia delle formazioni azzurre di ginnastica. Dopo la maschile, anche la femminile raggiunge la finale, dietro soltanto agli Stati Uniti guidati dalla divina Simone Biles e davanti a formazioni di tutto rispetto come Cina, Gran Bretagna e Giappone. Le Fate che incantano dando la misura al mondo della loro grandezza e insieme ai colleghi uomini, in grado di scrivere la storia della ginnastica italiana. Per la prima volta nella storia moderna delle Olimpiadi, entrambe le compagini azzurre sono in finale per l’oro ed ancora nessuno ha scritto la parola fine.