Rassegna stampa – Ottima giornata per gli azzurri

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Prova di forza (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

«Adesso potete andare tutti a dormire». La benedizione di Matteo Berrettini arriva alle 4.15 del mattino per l`Italia, le 14.15 a Melbourne, dove l`adrenalina è salita altissima nonostante il sole caldo del pomeriggio australiano. Matteo e il suo urlo, Matteo e il suo braccio, Matteo e la sua testa. A tre anni di distanza dall`ultima partita giocata all`Australian Open, il romano ex numero 6 del mondo è tornato a superare il primo turno a Melbourne e l`ha fatto in un match difficile, contro Cameron Norrie, anche lui nobile decaduto, ex top 10e battuto dal romano nella finale del Queen’s del 2021, l`anno della cavalcata a Wimbledon. Berrettini lo aveva detto alla vigilia: «C`è la gioia di cominciare finalmente una stagione dall`inizio e non di rincorsa, ma allo stesso tempo la tensione si fa sentire». E il primo set ha fotografato bene la situazione con Matteo avanti 4-1 e capace di cedere al tie break il parziale dopo un`emorragia di sei punti consecutivi. Lì, le certezze dei mattinieri italiani hanno iniziato a vacillare, facendo temere il peggio. E invece. E invece mai sottovalutare le conseguenze dell`amore. Quello che Berretto prova per il suo sport, quello che lo ha spinto giù dal letto spalancando la finestra nei momenti più bui, quando tutto andava a rotoli, facendogli capire che il campo è ancora il suo habitat naturale. II martello ha funzionato alla grande. 32 ace (suo record personale in un match) e il 70% di prime in campo è un ottimo inizio: «Non ho fatto modifiche alla battuta – ha spiegato -. Ha sempre funzionato». Ora bisogna proseguire, perché c`è Rune in arrivo al prossimo turno in un tabellone che potrebbe anche vedere il derby agli ottavi contro Jannik Sinner. Ma meglio restare al presente, un passo dopo l`altro, un punto dopo l`altro come Berrettini ha imparato a fare: «È stato bellissimo tornare qui e ripartire da capo, erano solo le 11 di mattina e lo stadio era già pieno. Un`emozione speciale, è bello poter giocare e stare bene, godersi un primo turno, comunque molto duro, perché Cameron è molto tosto e fino a pochi anni fa sarebbe stata una finale. Una lotta di quelle che piacciono a me». […] Giocare. Andare avanti partita dopo partita, senza brusche frenate. E questo che Matteo chiede a sé stesso e in parte anche al destino, spesso non troppo gentile con lui: «Questo è uno sport di ritmo, che ha bisogno di match ed esperienza, stare fermo e ripartire per tante volte, a singhiozzo per mesi è sfiancante. Ora sento che ho bisogno di giocare, di fare partite con i migliori al mondo e mettere dentro tennis. Il mio livello, e penso che si sia visto anche a Wimbledon con Jannik, può essere molto alto. La classifica è diversa ma il livello è ancora buono». […]

Berrettini e Musetti, due al bacio (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)

Non solo Sinner. L’Italia “down under” è più viva che mai con “Muso” e “Berretto” avanti a braccetto. Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini lottano e raggiungono il secondo turno degli Australian Open. Un derby fratricida per il primo, vinto in 4 set contro Matteo Arnaldi; una sfida tra ex Top 10 per il romano, abile a rimontare un parziale di svantaggio al britannico Cameron Norrie. E l`appetito ora, nonostante due ostacoli ostici (Shapovalov e Rune), vien mangiando. Trentadue ace rappresentano un segnale inequivocabile: Matteo è in forma smagliante. La vittoria 6-7 6-4 6-1 6-3 su Norrie, senza mai perdere il servizio, racconta di un Berrettini che lascia da parte il rammarico del set d`apertura per prendere in mano le redini del gioco. «Avrei dovuto conquistare il primo parziale – ha raccontato – ma sono rimasto li a lottare e lavorare per vincere. Cameron è stato nei primi 10, è un avversario difficile, ci eravamo affrontati nella finale del Queens del 2021». L’atmosfera sulla Kia Arena è stata bellissima sin dai primi colpi giocati nella mattinata australiana: «Un`emozione speciale, lo stadio era stracolmo. Mi sento migliorato tecnicamente rispetto a tre anni fa, mi sto allenamento bene, sono sereno. Credo di essere cresciuto dalla parte del rovescio, così come in risposta e nelle variazioni al servizio. Quando mi esprimo al mio apice credo di poter raggiungere un livello molto alto». Sarà Holger Rune (vincitore in 5 set combattuti sul cinese Zhang), domani, l`avversario del romano al secondo turno. […] «È un grande giocatore, ci siamo affrontati più volte ma mai in uno Slam; sarà quindi un po` diverso, ma so già che sarà un incontro molto difficile. Mi sento pronto». «Ho avuto coraggio nei momenti chiave». Lorenzo Musetti spiega così il successo sull`amico e connazionale Arnaldi, ottenuto con il punteggio di 7-6(4) 4-6 7-6(5) 6-3 in oltre 4 ore di gioco. Il match ha vissuto di alti e bassi, tra punti spettacolari, errori e tanta tensione. «Era difficile esprimere un bel tennis giocando con un amico e compagno di Nazionale, con cui peraltro sono cresciuto durante tutta la carriera giovanile. Un primo turno durissimo: lui era fuori di pochissimo dalle teste di serie, mentre questo per me è lo Slam con meno certezze». Ben 17 i break complessivi del match, con continui capovolgimenti di fronte. “Muso” è riuscito a fare la differenza nei punti importanti (il set point realizzato alla fine del primo tie-break è da cineteca). «Ho avuto carattere, in particolare nel terzo set che mi ha dato una marcia in più. La partita poteva girare ma penso di essere stato bravo. Queste sono partite che fanno crescere e maturare». […]

Matteo adesso ci crede (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Quel tennis, Il suo tennis, gli sta che è un incanto. S`intona alla persona, insieme brusco e volitivo come l`orgoglio di un`indole non facile ad accontentarsi, ma incapace di rinunciare alla bellezza di un gesto tecnico che offra l`adeguata rappresentazione di un carattere a suo modo riflessivo, forse idealista, nel quale celare quello spirito epico che gli viene in soccorso quando c`è da rialzarsi dalle proprie fragilità. È un tennis ormai adulto, quello di Matteo Berrettini, eppure turbinoso come un gioco di bimbi, solo all`apparenza sempre uguale, in realtà ricco di variabili raccolte per la via, e subito sperimentate, ad arricchire quel fuoco dal quale è impossibile distrarre lo sguardo. Ha un merito, Matteo, e non vedo ragione per non attribuirglielo subito, anteponendolo al valore della stessa vittoria che ha saputo estrarre da un inizio a mezza via, impacciato fino a rasentare una vaga sensazione d`impotenza, e che invece, alla fine, ha fatto da smagliante introduzione alla sua stagione nei tornei che contano di più. Il merito di aver reso bello un confronto che, privato della sua volontà, dell`energia che sa estrarre da se stesso e del cuore che mette in tutto ciò che fa, sarebbe risultato un freddo, ingegneristico confronto tattico tra un mancino di buoni propositi ma schemi ripetitivi, e un colpitore di elevate capacità balistiche frenato negli slanci da chissà quali pensieri negativi. E forse Matteo non lo avrebbe vinto se non avesse imposto all`avversario, subito dopo un primo set gettato al vento, di essere lui a scrivere la trama del match, riservandosi le parti da protagonista e relegando Cameron Norrie al ruolo insipido di osservatore, frustrato per di più dal dissiparsi immediato delle speranze coltivate con la conquista del tie break iniziale. Anche nel primo set, a dirla tutta, Matteo era apparso più incisivo di Norrie, ma non al punto da fare la differenza, anzi consentendo al britannico di origini sudafricane e modi da pub, di affondare sovente dalla parte del dritto, fino a rallentarne l`azione intasandolo di incertezze. Troppo bassa, poi, la percentuale delle seconde di servizio, crollata a fine set intorno al 30 per cento. Ciò nonostante Berrettini ha avuto un set point nel corso dell`undicesimo game, cancellato di getto da Norrie, e ha condotto 4-1 il tie break, esponendosi però al ritorno veemente del britannico, pronto a infilare i colpi nelle pieghe del gioco dell`italiano, ricavandone per le vie rapide sei punti consecutivi, con annesso doppio fallo del nostro. La scossa ha fatto bene a Matteo, che ha subito apportato le riparazioni che occorrevano. Il secondo set si è risolto in un quinto game che il nostro ha fatto letteralmente sparire sotto il naso di Norrie con un break alla prima occasione. Corretto l`apporto della seconda di servizio, risalita al 67 per cento, Matteo ha proseguito nei due set conclusivi crescendo in tutti gli aspetti del gioco, fino a diventare l’unico padrone del campo. Valutazioni rafforzate dall`avvio incalzante del terzo set, con un break per Berrettini alla prima occasione e un secondo nel quinto game, che gli avrebbero consentito di vivere di rendita se il nostro non avesse ormai l`intenzione conclamata di straripare. Norrie, innervosito, non ha più beccato palla, fino al 6-1 che ha introdotto un quarto set più paritario (almeno fino al 4-3), sul quale Matteo è intervenuto con il peso del suo ritrovato martello, un drittone arroventato sulla sinistra di Norrie che si è preso il break (sulla quattordicesima opportunità creata da Berrettini) e anche le ultime speranze di resistenza da parte del britannico. La perla dell`ultimo servizio vinto con quattro ace cristallini (sono stati due i game perfetti nel corso del match, una rarità) ha chiuso la contesa e allargato il sorriso a Matteo nel 6-7 6-4 6-1 6-3. I trentadue ace […] sono il miglior viatico per la seconda tappa delle fatiche australi di Matteo, atteso da quell`Holger Rune reduce da una battaglia di 5 set e 3 ore e 12` con il cinese Zhang che due volte l`anno scorso l`ha obbligato a masticare amaro. […] Tre a uno per il danese, nei precedenti. Un avvio quanto mai tosto, contro due ex top ten. Del resto anche Matteo lo è stato, e per oltre cento settimane. «Credo che per alcuni aspetti il mio tennis di oggi sia migliore di quello che giocavo tre anni fa. E’ migliore la risposta su cui ho lavorato tanto per variare, e anche il rovescio. Forse allora mi era più semplice mantenere a lungo la concentrazione, ma come valori complessivi sto ritrovando i miei panni migliori. Contro Norrie penso di aver fatto davvero una buona prestazione. È sempre un`emozione giocare qui e stare bene, gli stadi sono pieni, il pubblico partecipa con grande entusiasmo». È la settima volta che Berrettini gioca lo Slam australiano. Mancava però da due anni. «L’esperienza si fa sentire, ormai, ho reagito al primo set continuando a lavorare sui colpi, senza avvilirmi. E ho rimesso le cose a posto. Norrie è un mancino e ci sa fare, è un avversario duro. Stavolta un “bravo Matteo” con pacca sulla spalla, credo di essermeli meritati». […]

Paolini, l’avversaria è…la visiera (Giovanni Pelazzo, Tuttosport)

Nuovo anno, vecchia Paolini. Sorridente e vincente. Parte alla grande l`Australian Open della n. 4 del mondo, lei che fino alla scorsa stagione non aveva mai vinto nemmeno una partita a Melbourne. Nel 2024 Jasmine raggiunse inaspettatamente gli ottavi di finale, dove perse contro Anna Kalinskaya che ieri è stata costretta al ritiro pochi istanti prima di scendere in campo a causa di un fastidioso virus. «È stato frustrante dovermi ritirare, ma la salute viene prima di tutto», ha scritto su Instagram la russa, che rischia ora di uscire dalle prime 20. Chi ha invece ottime chance per difendere – se non migliorare ulteriormente – il risultato dello scorso anno è proprio Jasmine, che ha avuto ben pochi problemi all`esordio contro la cinese Wei Sijia, n. 117 WTA. 6-0 6-4 in un`ora e un quarto, 4 break ottenuti e 4 palle break su 4 salvate, 73% di prime in campo e 70% di punti vinti con la prima. «Sono felice della vittoria, non la conoscevo e non ci eravamo mai affrontate né allenate insieme. I primi turni non sono mai facili, poi lei veniva dalle qualificazioni e aveva più confidenza di me con i campi – ha raccontato Paolini -. A un certo punto stava rispondendo benissimo, più volte mi chiedevo dove fosse la palla e a quel punto era già tra le mani del raccattapalle! (sorride, ndr). Scherzi a parte, sono contenta della mia performance, ho servito bene. Sono felice di essere tornata in Australia». Ha funzionato quasi tutto per Paolini, tranne un piccolo particolare: la visiera. Fin da prima di entrare in campo, infatti, Jasmine indossava un cappellino con la visiera utile a ripararsi dal sole cocente di Melbourne. Dopo appena un game, però, è tornata alle origini: «L`esperimento non è andato benissimo – ha scherzato l`azzurra in conferenza stampa – avevo visto Lucia Bronzetti giocare con la visiera e ho pensato di metterla anche io. L`ho provata in allenamento e andava tutto bene, ma in partita non pensavo ad altro che a quello, così ho deciso di toglierla. La prossima volta che vorrò fare un esperimento di questo tipo dovrò provarlo un pochino di più in allenamento! Poi in questo momento i capelli sono troppo lunghi, mi vanno negli occhi. Dovrei tagliarli perché non riuscivo a tenerli molto in ordine». […]

Medvedev, nervi e ironia (Giorgio Capodaglio, Corriere dello Sport)

«Peccato i due set point nel secondo set, il 2-0 avrebbe cambiato tutto». C`è amaro in bocca nelle parole di Luca Nardi dopo la sconfitta contro il canadese Diallo 6-7(1) 7-6(3) 5-7 6-1 6-2, arrivata dopo oltre quattro ore di gioco, nel giorno del suo esordio nel tabellone principale all`Australian Open: «A inizio quarto set sono andato in bagno per cambiarmi, spezzando un po` il mio ritmo. Mi sono rilassato e non sono riuscito a riprendere il filo per il finale. Per tre ore e mezza ho dovuto rincorrerlo, non avevo buone sensazioni perché ho dovuto correre molto». Fuori anche Flavio Cobolli, per mano dell`argentino Etcheverry 6-7(8) 6-3 7-5 6-1. Il numero 32 ATP ha pagato una condizione precaria. Dopo un`ottima United Cup, il romano si era ritirato per un problema alla coscia la settimana successiva, nel derby contro Nardi ad Auckland. […] «Ho guardato delle sue partite e non ho visto questo livello. Se gioca così, la sua vita può essere bella: soldi, ragazze, casinò, qualsiasi cosa». Ironico Daniil Medvedev al termine del match contro la wild card thailandese Kasidit Samrey (418 ATP), battuto in cinque set 6-2 4-6 3-6 6-1 6-2. Il russo (che in un momento di nervosismo ha distrutto con la racchetta la telecamerina sulla rete), finalista in tre delle ultime quattro edizioni, dovrà cambiare passo contro il giovane talento statunitense Learner Tien. […]

E’ Joao Meravigliao. Un vero Sinnerzinho (Giovanni Pelazzo, Tuttosport)

Brilla una stella nel cielo di Melbourne. Una stella che illumina la Margaret Court Arena con raggi abbaglianti, luminosi di presente ancor prima che di futuro. L`Australian Open sarà per Joào Fonseca il trampolino di lancio, perché il suo nome certo non era sconosciuto ai più. Campione alle Next Gen Finals di fine 2024 e nel primo Challenger del 2025, Joào non perde da due mesi. Con il successo su un impotente per quanto bravo Andrey Rublev – non proprio l`ultimo sprovveduto – Fonseca sale a 14 vittorie consecutive e nel nuovo anno non solo non ha ancora perso, ma non ha nemmeno ancora ceduto un set. Arrivava in Australia tra la curiosità generale, costretto a passare attraverso il labirinto delle qualificazioni. Non è stato un problema: in tre partite il brasiliano ha lasciato per strada appena dodici game. Una miseria. Ma il vero “jogào”, come direbbero nella sua terra, è arrivato ieri. Fonseca non aveva mai giocato una partita al meglio dei cinque set né aveva mai sfidato uno tra i primi 10 al mondo, eppure sembrava avesse già alle spalle decine e decine di queste partite. Nel primo set ha annullato l`unica palla break (che avrebbe mandato Rublev a servire per il set) e, una volta al tie-break, ha alzato tremendamente il livello. Ace, vincenti e una pressione asfissiante: «Nei momenti importanti gioco meglio, ho tanto coraggio», ha detto. Come se fosse facile. Nel secondo set Fonseca ha anche rischiato di infliggere una lezione severissima al povero Rublev, esemplare nel comportamento in campo, segno che il percorso psicologico intrapreso dal moscovita sta portando i primi frutti. Le ha provate tutte Andrey, tentando di scappare avanti di un break nel terzo set ma venendo immediatamente ripreso. In un nuovo tie-break Fonseca ha messo in campo tutto il suo lato sinneriano (non per niente in Bra- sile lo hanno già soprannominato “Sinnerzinho”) prendendo in mano il pallino del gioco e salendo in cattedra nei momenti cruciali. Due ore e mezza, 7-6 (1) 6-3 7-6 (5) e vittoria più importante per Joàozinho, supportato da un servizio super (14 ace, 79% di punti vinti con la prima), un dritto che scaglia elettrodomestici, ma anche un tocco davvero notevole e una capacità invidiabile di reggere la pressione. «È tutto nuovo per me: sto giocando un buon tennis, ma non pensavo di essere il favorito. Sono entrato in campo sapendo che io sono un ragazzo di 18 anni e Rublev è un top 10. Non volevo mettermi pressione, ma ero fiducioso. Sapevo di poter vincere». Umiltà e consapevolezza, due ingredienti fondamentali nella ricetta dei campioni. […]

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Autor: Alessia Gentile