Australian Open: per Sinner c’è Schoolkate. Draper e Kokkinakis vincono incerottati due maratone

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[WC] J. McCabe b. [Q] M. Landaluce 6-4 6-3 6-4

Si ferma la corsa della giovane promessa del tennis spagnolo Martin Landaluce. Il diciottenne di Madrid dopo aver centrato la prima qualificazione ad un tabellone principale di un torneo dello Slam, -battendo nell’ordine il belga Collignon (apprezzato alla Unipol Arena di Casalecchio di Reno), il giapponese Trotter e il ceco Svrcina 7-5 al terzo -, si è arreso per 6-4 6-3 6-4 in poco più di due ore di gioco alla wild-card di casa James McCabe (n.°258 ATP). Il campione junior dello US Open 2022, come si poteva ampiamente prevedere, ha pagato lo scotto del primo vero test sulla lunga distanza oltre che le scorie mentali delle tre precedenti vittorie. Il tutto enfatizzato dal ritrovarsi di fronte un avversario certamente inferiore tecnicamente, che tuttavia ha sfruttato a pieno i tre anni in più sulla carta d’identità riuscendo alla perfezione a cavalcare il galvanizzante supporto dei connazionali. Al secondo turno però l’avventura del ventunenne australiano dovrebbe giungere al capolinea visto che affronterà un incandescente Alex Michelsen, protagonista di una super prestazione con cui ha immediatamente scosso il draw eliminando Stefanos Tsitsipas.

McCabe è stato autore di una più che soddisfacente performance al servizio: ha scagliato ben 14 aces con soli 2 doppi falli, abbinando a tali numeri anche il 77% di prime in campo e l’83% di trasformazione (52/63) oltre ad un ottimo 63% di tenuta con la seconda palla per un’unica palla break concessa nell’intero incontro peraltro annullata. A livello di aces anche Martin non è stato meno, vicino alla doppia cifra (9). Il n.°143 al mondo si è però incagliato in 8 doppi falli, limitando così in maniera importante l’apporto della battuta che non a caso ha visto una seconda abbastanza ballerina in grado di produrre soltanto il 39% dei punti (15/38). Ma il dato statistico che di più di tutti fa una fotografia della partita corrisponde alla voce 36, come i vincenti dell’australiano e i non forzati dell’iberico.

[WC] T. Schoolkate b. T. Daniel (6)6-7 7-6(4) 6-1

Questo incrocio di primo turno in un Major, a prima vista sicuramente non sarebbe tra gli incroci di cartello da analizzare con la lente d’ingrandimento; se non fosse che il vincitore troverà ai trentaduesimi un certo numero 1 mondiale, e di conseguenza del seeding, Jannik Sinner (vittorioso in tre set su Nicolas Jarry, con un doppio tie-break prima di una terza frazione dominata). Il match in questione era già andato in scena a Flushing Meadows nel 2024, con il successo di Schoolkate rimontando due set di svantaggio e trionfando 6-4 al quinto. In questo caso al ventitreenne Tristan sono bastati solamente – si fa per dire – quattro parziali per agguantare per la seconda volta in carriera il 2°T in uno Slam, raggiunti consecutivamente superando sempre lo stesso avversario. A questo punto, il buon Taro dovrà scongiurare che la tradizione continui a ripetersi a Parigi.

Un’affermazione, quella del n.°173 del ranking, che sarebbe stata addirittura più netta se solo il nativo di Perth non avesse sciupato i tre set point avuti sulla racchetta consecutivamente nel tie-break inaugurale della sfida, di cui fra l’altro il primo – sul 6-3 – con il servizio a disposizione. Infine, a dirimente definitivamente la contesa e spegnere le flebili speranze di Daniel nel portare il match dalla sua sono state le due opportunità di contro-break (15-40) cancellate dal tennista di casa nel terzo game del terzo set. Una volta che Schoolkate è salito sul 3-0 “leggero”, vincendo quattro punti di fila nel gioco incriminato, il match ha perso qualunque forma sufficiente di reale agonismo.

Dirompente è stato il rendimento alla battuta del classe 2001 nato nella Terra dei canguri: ha messo a referto la bellezza di 23 aces in 21 turni di servizio, 8 quelli del nipponico, con appena 4 doppi falli. Tuttavia non è stata altrettanto eccelsa la percentuale di prime in campo, appena sopra il 50%, al contrario di ben altro tenore la resa: 85% di punti vinti (61/72). Ha sfiorato il 60% invece nel cinismo sulla seconda di servizio. Complessivamente ha poi messo insieme 43 winners, escludendo dal conteggio i punti diretti ottenuti in battuta senza far sfiorare la sfera gialla al rivale, a testimonianza delle caratteristiche tecniche estremamente aggressive di colui che si scontrerà con Sinner al round successivo.

[15] J. Draper b. M. Navone 4-6 6-3 3-6 6-3 6-2

L’avvicinamento di Jack Draper all’Open d’Australia 2025 si sapeva non essere stato dei migliori. Il semifinalista in carica dello US Open è stato vittima di un fastidio all’anca che ne ha di fatto compromesso parte della preparazione invernale e lo ha costretto a dover rinunciare a diversi appuntamenti a cui il mancino di Sutton teneva molto: la United Cup e il primo turno della Coppa Davis 2025 con la Gran Bretagna che ospiterà il Giappone nell’ultimo weekend del mese di gennaio. In pratica, il Top 20 di Sua Maestà – diventato ormai stabilmente il n.°1 del suo Paese, conseguentemente colui che deve prendere in mano il testimone dal neo coach Andy Murray – è sceso in campo a Melbourne unicamente perché si trattava di una prova Slam. Per cui, per vetrina, per introiti e per la possibilità comunque di tentare di trovare una crescita graduale della propria condizione strada facendo nel torneo, Draper si è presentato in gara. Ma la rinuncia al primissimo appuntamento in calendario post Australian Open, ossia la Davis, chiariva già a priori come lo stato fisico del britannico fosse ben lontano dalla sua migliore versione e che in altre circostanze – nella fattispecie non uno Slam, ma probabilmente l’Australia più ancora nello specifico trattandosi del primo della nuova stagione – avrebbe sicuramente dato forfait.

Con queste premesse di natura fisica, dunque, si spiega la lunga battaglia di 4 ore spaccate che Draper ha dovuto fronteggiare contro l’argentino Mariano Navone: alla fine sconfitto con lo score di 4-6 6-3 3-6 6-3 6-2. Il tennista albiceleste, nativo della provincia bonaerense, è numero 46 ATP quindi sulla carta una delle pescate peggiori per un primo round in uno Slam. In realtà però Mariano sulle superfici veloci non è certo un rivale in grado di impensierire: si può definire un sorteggio positivo, specialmente per un Jack in buona condizione atletica. Ma il Draper in versione Down Under tutto era tranne che in uno stato psico-fisico decente, eppure sono talmente ancora ingenti le difficoltà del sudamericano in queste condizioni di gioco che la Navoneta si è schiantata all’ultimo kilometro della maratona prendendo uno sonoro 6-2 nel quinto e decisivo parziale.

Il momento di svolta della sfida si è avuto in avvio di quarto set, quando il britannico numero 18 ATP ha frantumato due pericolosissimi break point nel quinto gioco in un fase in cui il punteggio del set era pienamente in equilibrio (2-2) ma lui era già sotto 2 frazioni ad una. Sventato quel potenziale dirupo e portatosi 3-2, da lì in poi tutto è stato in discesa con la vidimazione finale avvenuta consolidando il break sparigliante centrato nel terzo game della quinta partita, opponendosi a due possibilità consecutive di contro-break per spiccare il volo sul 3-1. Subito dopo infatti è arrivato anche il doppio break che ha posto il punto esclamativo. 12 aces e il 70% di punti vinti servendo la prima per il tennista inglese, ma la statistica più rilevante dell’incontro nel suo complesso sono gli 88 errori non procurati di Draper. Un numero assolutamente spropositato che ci fa ritornare un po’ al capello introduttivo: questa rappresentava per Navone un’occasione quasi irripetibile, questo Jack era pienamente battibile ma all’albiceleste – i due fra l’altro sono coetanei, entrambi 2001 – è mancato il killer instinct di saper cogliere la ghiotta chance come testimoniano le sole 5 palle break sfruttate sulle 17 costruite.

T. Kokkinakis b. R. Safiullin 3-6 6-3 6-3 7-6(5)

Anche Roman Safiullin ricorderà a lungo la 113esima edizione dell’Australian Open, la rammenterà come una grande occasione di cogliere un terzo turno Slam gettata al vento quando invece aveva tutti i mezzi tecnici per riuscire nell’obiettivo: quattro ore ribollenti per completare la rimonta, il greco d’Australia si impone 3-6 6-3 6-3 7-6(5). Terzo turno e non secondo, perché il vincente di questa sfida affronterà proprio quel Jack Draper uscito dalle sabbie mobili di un esordio che l’avrebbe dovuto vedere al tappeto. Sia Navone sia il russo Roman hanno difatti dimenticato di inserire nelle rispettive pietanze quello stesso ingrediente, che avrebbe permesso loro di creare una ricetta brillante e stellata. Se infatti il moscovita che da giovine batteva regolarmente “i fratelli” russi Khachanov, Medvedev e Rublev non ha mancanze tecniche per sovrastare Kokkinakis, le ha per quanto concerne la solidità mentale a riprova della causa che ha generato un differenziale così evidente rispetto ai precedenti juniores con i connazionali. Si è sciolto come neve al sole nel frangente in cui ha captato che dall’altra parte della rete ci fosse un giocatore non idoneo sul piano fisico a competere a certi livelli.

A fin secondo set, infatti, quando si era nella situazione di un set pari Thanasi ha chiamato un MTO per farsi massaggiare la coscia destra e poi farsi applicare una stretta fasciatura, puntualmente tolta dopo a malapena un game poiché rendeva sostanzialmente impossibile la mobilità al tennista di origini greche – non sono mancate bandiere greche sugli spalti della KIA Arena, d’altra parte sappiano come a Melbourne ci sia la più grande comunità ellenica al di fuori dei confini nazionali. Ebbene, nonostante le evidenti problematiche fisiche del n.°71 ATP che non riusciva minimamente a muoversi limitandosi a giocare da fermo e tirare a tutta ciò che oltrepassava la sua metà-campo, Safiullin si è impegnato così tanto che non solo ha fatto in modo che Kokkinakis potesse spingere con costanza con gli appoggi ben piantati e senza quasi mai essere costretto a rincorrere qualche soluzione russa, ma ha finito anche per perdere quel parziale consegnandosi completamente sul 4-3: dove l’australiano per confermare l’allungo ha frantumato la bellezza di 7 palle break nello stesso game.

Nel quarto set, poi, in particolar modo nel concentrato andato in scena nel terzo game della frazione l’ennesima conferma che il margine che ha condotto uno dei protetti di Hewitt al successo a dispetto dei suoi problemi fisici, sia stato composto dalla capacità agli antipodi di giocare i punti importanti con coraggio, con spavalderia e non tirando i remi in barca attanagliati dalla paura di quello che sarà. Nella pratica tale riscontro si è avuto nel secondo turno di servizio nel set del 28enne di Adelaide durato oltre 10 minuti, con 16 punti giocati, 3 palle break cancellate e 4 parità. Chi ne uscito con il petto gonfio e chi con le ossa rotte, non serve rispondere… Roman ha dulcis in fundo completato la sua bella scampagnata con il non plus ultra delle bischerate tennistiche nel suo match odierno, avanti di un break nel quarto lo ha restituito immediatamente per poi andare a stringere la mano a Thanasi al termine del tie-break.

I numeri a fine partita sono impietosi per il russo, solamente 4 palle break concretizzate su 22 avute a disposizione. Si è vero 14 aces ma anche 43 errori non procurati. L’australiano si prende i trentaduesimi con 23 aces messi a referto e un perfetto equilibrio tra vincenti e gratuiti, 53 per ciascuna categoria. Detto degli enormi demeriti del russo e di un match che avrebbe dovuto vincere, vanno allo stesso modo riconosciuti i meriti aussies. Kokkinakis quando gioca in casa o per la maglia australiana in Davis, sotto la guida Lleyton, tira fuori sempre qualcosa di diverso, in più. Aggrappandosi alla battuta la prestazione l’ha trasformata in successo divorando l’altro nella sfera psicologica, una costante che invece tante volte in carriera per lui è stata negativa assieme agli infortuni. Ad eccezione di quel pazzesco scontro con Murray due anni fa, sono tante le testimonianze del suo ruggito quando avverte profumo di casa. Una terra d’immigrati che ha accolto i suoi genitori e lo ha visto trionfare nella sua Adelaide. Il cammino prosegue, chi ne avrà ancora tra lui e Draper?

Altri Incontri

In una giornata che ha sinora registrato 5 primi turni che si sono conclusi al quinto su 20 incontri attualmente terminati, al figlio d’arte di papà Petr Korda che vinse questo torneo nel ’98 ne sono stati sufficienti quattro di frazioni: Sebastian Korda supera infatti il qualificato ceco Lukas Klein 6-3 0-6 6-3 7-6(6) in due ore e mezza di sfida sempre tenuta sotto controllo, se si esclude il pesante passaggio a vuoto del secondo set con il bagel subito. Un down, dovuto più ad uno staccare la spina mentalmente che a reali problemi strategici o di esponenziale crescita del livello di gioco rivale, che però non ha intaccato l’andamento generale dell’incontro. Ora per Seb ci sarà l’australiano Aleksandar Vukic, che ha battuto il bosniaco Dzumhur al foto-finish dopo una dura lotta rimontando dall’1-2 per vincere 6-4 al quinto. Dovesse anche superare il tennista di casa, per Korda si prospetta un terzo contro uno tra Kokkinakis e Draper.

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Autor: Cipriano Colonna