L’IA potrebbe essere migliore, ma gli ufficiali di gara umani fallibili ci offrono molto di più

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di Matthew Syed, pubblicato il 9 ottobre 2024 da The Times

Quando perderemo del tutto i giudici e gli arbitri? Potrebbe mai essere ChatGPT ad arbitrare una partita di tennis? Wimbledon ha eliminato i giudici di linea, come rivelato in un’esclusiva da Stuart Fraser, e forse questa è una cosa positiva visto che la tecnologia può fare il lavoro meglio e più velocemente (anche se mi mancheranno gli abiti, i vari gridi di “out” e, soprattutto, il modo in cui se ne andavano dopo qualche gioco come se accovacciarsi fosse uno degli incarichi più difficili del mondo). Ma cosa dire dell’automazione completa della direzione delle partite, supponendo che ciò sia concepibile e pratico? Almeno, propongo questo come esperimento mentale.

E sapete una cosa? Penso che – in queste circostanze – perderemmo qualcosa. Non intendo solo che gran parte del divertimento degli sport consiste nell’elemento umano della direzione delle partite: il modo in cui il programma 606 su 5 Live raramente riguarda l’azione e quasi sempre riguarda l’arbitro. Era fallo? Una spinta? È stato strattonato? Che sia un essere umano a prendere le decisioni ci coinvolge in maniera riflessa nel processo, ci fornisce una vivida comprensione della natura intrinsecamente soggettiva e dipendente dal contesto di queste decisioni istantanee. Se questo fosse esternalizzato a un algoritmo sofisticato di riconoscimento dei modelli (ancora, ammetto che questo potrebbe non essere possibile), perderemmo quel senso di connessione.

Mi chiedo anche se perderemmo uno degli aspetti più preziosi della formazione del carattere attraverso lo sport. Parliamo giustamente di come, attraverso questi giochi inventati, impariamo a competere con gli altri e, allo stesso tempo (si spera), a trattarli con rispetto. Immagino che tutti noi possiamo pensare a esempi in cui una rivalità feroce è andata di pari passo con la civiltà, non da ultimo le meravigliose battaglie tra Roger Federer e Rafael Nadal, due giocatori che cercavano di negare all’altro ciò che desideravano di più, ma la cui ammirazione reciproca non è mai stata men che autentica.
Ma un’altra cosa che lo sport insegna – e che sicuramente ha insegnato a me – è la maturità di riconoscere e accettare la fallibilità degli arbitri e che a volte, anche quando le persone cercano di essere imparziali, possono commettere degli errori.

Pensando ai miei inizi nella carriera di tennis da tavolo, mi sentivo sempre quasi indignato quando un arbitro chiamava “fallo” sul mio servizio (nel ping pong ci sono molte regole sul servizio: la palla deve salire di sei pollici, deve essere lanciata dal palmo della mano, il palmo deve essere piatto e molte altre). Col tempo, però, mi sono reso conto che avevano un lavoro difficile da fare. Cos’è un palmo piatto? Come si misurano sei pollici? Sarebbe giusto nei confronti dei miei avversari se continuassi a ridurre di un pollice il lancio per ottenere un vantaggio?

Man mano che raggiungevo l’adolescenza, cominciai ad ammirare sempre di più gli arbitri del tennis da tavolo. La maggior parte era eccezionale: si preoccupavano del gioco, si preoccupavano del loro lavoro (completamente non retribuito) e consideravano i loro viaggi su e giù per il paese come una fatica d’amore. Jack Randall (gli appassionati di tennis da tavolo ricorderanno il nome) era un uomo meraviglioso. Lo vedevi lì, con il suo blazer blu, scrupolosamente dedito alla correttezza, e un esempio non solo per gli altri arbitri, ma anche per il mio io adolescente.

Ricordo che fui sanzionato da Mr Randall sul 19-19 contro Bradley Billington (uno dei miei avversari più difficili) e, dopo un lampo di indignazione, pensai a come spesso cambiavo l’angolo del mio lancio quando ero sotto pressione. In altre parole, probabilmente l’arbitro aveva ragione. Gli strinsi la mano dopo la partita (persi) e decisi di migliorare la mia tecnica. Divenne un buon amico.

Penso che la vita riguardi, in parte, difendere la propria posizione, ma non riguarda anche il compromesso e la comprensione reciproca? Ho notato nei miei due figli come siano maturati nel tempo, e in parte grazie alla connessione stabilita con gli arbitri, i direttori di gara e gli ufficiali (giocano a calcio, lacrosse, hockey, tennis ecc.). Perdonate un’osservazione più ampia, ma la legge non dipende – forse l’istituzione morale più preziosa in una società libera – in parte dal fatto che i cittadini accettano i verdetti giudiziari, anche quando non sono d’accordo con loro (e una delle due parti in una disputa è quasi sempre in disaccordo)?

Come ho detto, l’idea di una direzione esclusivamente guidata dalla tecnologia è solo un esperimento mentale. Dubito che sarà mai possibile. Probabilmente ci sarà sempre un elemento soggettivo nel determinare falli, trattenute o qualsiasi altra cosa, che richiederà il fattore umano (inevitabilmente fallibile). Ma credo che riflettendo su questo esperimento mentale, vediamo un aspetto piuttosto importante dello sport. Gli arbitri commettono errori, alcuni dovrebbero essere esclusi perché non sono abbastanza bravi (particolarmente nel calcio in questo momento) e dovremmo sempre avere sistemi che li aiutano a migliorare il loro giudizio, ma nel cuore della battaglia, non dovrebbero sempre essere rispettati semplicemente perché stano facendo del loro meglio in circostanze spesso difficili?

Ecco anche perché quando vediamo qualcuno come Frances Tiafoe imprecare 13 volte contro un arbitro – come ha fatto all’Open di Shanghai – gli organi direttivi del gioco dovrebbero dare l’esempio infliggendo una sospensione. Voglio dire, non è ridicolo che, ogni volta che un arbitro cerca di far rispettare le regole sui giocatori che prendono troppo tempo tra i punti, venga spesso aggredito verbalmente per il fatto che sta facendo semplicemente il suo dovere? E non c’è qualcosa di perverso nel fatto che quando Alexander Zverev colpì ripetutamente la sedia di un arbitro con la sua racchetta un paio d’anni fa, non andò incontro a nessuna sanzione dopo il torneo se non una multa?

In effetti, suggerirei che questo tipo di risposta debole sia un tradimento degli arbitri e, a lungo termine, un tradimento anche dei giocatori. Perché finiranno per credere che la mancanza di rispetto sia accettabile, forse addirittura legittimo, e i loro milioni di giovani ammiratori che guardano in TV giungeranno alle stesse conclusioni. Di conseguenza, lo sport avrà perso – come già sta perdendo – il suo valore sociale e culturale. E questo, per gli amanti dello sport, sarebbe qualcosa di vicino al tragico.

Traduzione di Massimo Volpati

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Autor: Redazione