Nel match con Matteo Berrettini, Musetti ha firmato quella che lui stesso ha definito “molto probabilmente la migliore partita della mia stagione, tatticamente e tennisticamente”. E i numeri, ma soprattutto le sensazioni, gli danno ragione: un 6-3 6-3 che racconta di una superiorità chiara, ma anche di una strategia costruita col bisturi. Giocare contro un connazionale non è mai semplice e Lorenzo non lo nasconde. “C’è sempre uno stress emotivo”, ha spiegato in conferenza stampa, “e molto spesso ne sono uscito vincitore, ma lo stress è difficile da gestire, anche in situazioni complicate come quelle di oggi”. Situazioni come quel secondo set, in cui tre palle break per il doppio vantaggio sembravano l’anticamera del dominio totale, ma che invece sono diventate un test di tenuta mentale. Superato.
Perché oggi, lo ha ribadito più volte, non serviva cercare la bellezza. Non era il giorno per lo spettacolo puro, quello che lo ha reso uno dei giocatori più amati dal pubblico. Era il giorno del tennis utile. Dell’efficacia. “Dovevo essere concreto e semplice. Sapevo cosa fare tatticamente”.
E lo ha fatto. Con pazienza, con disciplina. Con un piano preciso studiato insieme al suo team: togliere a Berrettini il tempo e lo spazio per costruire il suo tennis. “Berrettini gioca bene quando si gira con lo sventaglio di dritto”, ha analizzato Musetti. “Ho cercato di togliergli quella parte di campo, quella che si apre col back per poi girarsi e colpire. Fa davvero male da lì”. E così, via con variazioni continue, cambi di ritmo e direzione, palle lavorate, un pressing mentale più che fisico. “Quando subito lo scambio cambiavo sul dritto, lo facevo muovere. E poi magari, quando era in situazione favorevole, lo obbligavo a giocare il rovescio per farlo muovere ancora con il dritto, che è la parte dove fa più fatica col movimento”.
Il risultato? Un Berrettini spesso in affanno, costretto a inseguire, lontano dalla sua comfort zone. E un Musetti solido, reattivo, brillante in risposta e sempre pronto ad attingere a tutte le soluzioni del suo repertorio. Ora, all’orizzonte, potrebbe esserci un altro scontro di alto livello: quello con Stefanos Tsitsipas, già affrontato diverse volte in carriera. “Sono sempre state partite combattute,” ricorda Lorenzo, “anche se ho perso. Ma devo dire che la mia maturità è cambiata, e la partita di oggi deve essere un esempio: posso vincere questi match”.
Di Tsitsipas, Musetti conosce pregi e difetti. “Con servizio e dritto fa molto male. Si muove bene su questa superficie e si sente a suo agio, ma sul rovescio fa più fatica”. E allora, ancora una volta, servirà un piano. Serve pazienza, lucidità. E soprattutto, restare fedeli all’idea di tennis che lo ha portato fino a qui. “Essere solido e attenermi a un piano tattico fino alla fine, specialmente se funziona”.
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Autor: Carlo Galati