ATP Miami, Fils: “Mio padre ha sempre pensato che un giorno ce l’avrei fatta. Monfils una leggenda”

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Arthur sulle orme di Jo-Wilfried, ma come Gilles e Gael. Ma forse più di tutti, sulle tracce di Papà Fils: ottimo giocatore di pallacanestro a livello nazionale. Arthur Fils, classe 2004, nato nell’area metropolitana di Parigi (nel comune di Bondoufle) il 12 giugno di 21 anni fa, si è regalato la doppietta California-Florida raddoppiando il quarto di Tennis Paradise anche nel secondo atto del Sunshine Double. Lo ha fatto, decidendo di strafare con la rimonta inflitta ai danni del n°1 del seeding Alexander Zverev, sempre più irriconoscibile dopo la scoppola di Melbourne.

Il suo tennis oltre che il suo modo di stare in campo e di apportare i colpi ricorda molto Tsonga. Ma gli ultimi francesi nei quarti di finale al Miami Open erano stati Simon e Monfils nel 2016. Ora per giocarsi la semifinale, la sfida tutta next gen con Jakub Mensik: Arthur dovrà giocare giovedì il secondo match in due giorni, mentre il ceco viene da due giornate di totale riposo dopo il ritiro di Machac. Nella conferenza stampa, che ha seguito il successo sul tedesco, Fils si è soffermato sugli inizi nei quartieri parigini, tra campi con erbacce e Papà Fils che ha sempre creduto nelle potenzialità del figlio, anche quando Arthur stesso era il primo a non farlo.

D. Potresti riportarci i tuoi inizi? Qualche giorno fa ho letto che da piccolino giocavi con tuo padre in un campo in cui portavate voi la rete. Se non sbaglio lui è stato un giocatore di basket di buon livello.

Arthur Fils: “Sì, è vero. Mio padre ha giocato a di basket fino all’età di 18 anni. Quando poi ha smesso, abbiamo iniziato a giocare assieme a tennis, in qualsiasi condizione, alcune volte giocavamo su campi che a ripensarci oggi erano veramente terribili (sorride). Campi dove spuntavano l’erbacce. Non sai da dove venivano fuori, ma ce n’erano sempre tante (ride). Ma proprio quei campi lì, così inadeguati, mi hanno reso ciò che sono ora, il giocatore che oggi avete di fronte a voi“.

D. Avreste mai immaginato, quando giocavate uno contro l’altro, che tu un giorno saresti stato in grado di giocare in questo tipo di arene, di palcoscenici contro i migliori tennisti al mondo. Che tu saresti stato uno di loro?

Arthur Fils: “Mio padre lo ha sempre creduto, io no. All’epoca ero giovanissimo. Ovviamente quando sei piccolo e cominci a praticare uno sport, hai sempre ingenuamente il sogno di voler diventare numero 1 al mondo o qualcosa di simile, ma a quell’età lo vivi come con leggerezza non come se fosse realmente un obiettivo. E’ normale che sia così, fa tutto parte di un processo molto lungo che da giovane ragazzo appassionato di tennis ti porta a diventare un tennista professionista. Ma ad essere onesto, al tempo non pensavo davvero che un giorno sarebbe diventata la mia vita. Mi godevo unicamente il mio tempo in campo perché amavo giocare a tennis“.

D. Quanti anni avevi quando eri su quel campo?

Arthur Fils: “Sul famoso campo di erbacce ci ho giocato dai 6 anni ai 13 anni. Si trovava a Saint Michel Sauvage, a sud di Parigi in un piccolo quartiere. Era bello (sorridente).

D. Hai vinto 11 delle ultime 14 partite contro Top-20. Affrontare i migliori al mondo, ti tira fuori qualcosa di speciale?

Arthur Fils: “Sì, credo proprio che tirino fuori il meglio di me, che mi spingano ad esprimere il mio miglior potenziale. Sono sempre belle partite da poter giocare, è sempre stimolante poter affrontare i migliori al mondo. Devi però arrivarci pronto, perché per uscirne vittorioso devi mostrare necessariamente il tuo livello più alto altrimenti contro certi avversari non hai scampo, nessuna possibilità. Questo è quello che più mi piace, di queste grandi sfide nei grandi stadi. Quella adrenalinica unica nel suo genere. Ultimamente poi sto rendendo molto bene in un certo contesto“.

D. Quando ti sei ritrovato sotto 3-1 nel terzo set, raccontati cosa ti è passato per la testa in quel preciso frangente.

Arthur Fils: “Ero in svantaggio, ma in campo mi sentivo ancora bene. Ero convinto che potessi ancora farcela. Dovevo solo pensare al mio tennis e e fidarmi del livello che stavo esprimendo. Mi dicevo che se avessi continuato così, avrei vinto la partita e così è stato. Mi dicevo che se avessi perso 6-3 il set e di conseguenza la partita, senza però abbassare la qualità del mio gioco sino alla fine non avrei avuto nulla da rimproverarmi. Sarei uscito dal campo fiero di me stesso, sapendo che oggi avrei perso anche perché di fronte c’era un grande giocatore ma consapevole che esprimendo quel livello di tennis nel lungo periodo mi avrebbe dato tantissime soddisfazioni. E così ho fatto, quindi se avessi perso l’analisi della partita sarebbe stata comunque positiva. Adesso chiaramente è molto positiva (sorride). Ma è indubbio che questo atteggiamento mentale positivo che ho avuto anche quando ero spalle al muro, mi abbia aiutato e non poco nel risalire. Sono perciò molto felice che abbia funzionato. Sono poi convinto che aver accumulato negli ultimi tempi tante esperienze contro giocatori di così alto livello, mi abbia fatto migliorare moltissimo fornendomi cruciali informazioni per quando li ho rincontrati. Ad esempio, aver già affrontato Sascha in passato in diverse circostanze, è stato importantissimo perché sapevo cosa aspettarmi in campo e soprattutto sapevo quali errori non avrei dovuto più commettere poiché gli avevo sperimentati prima“.

D. Ritieni che la sconfitta con Daniil [Medvedev, ndr] a Indian Wells, ti abbia consegnato alcuni preziosi insegnamenti. Personalmente, ho notato che hai giocato utilizzando molto di più lo slice rispetto a quello che fai solitamente, hai variato di più cercando di mescolare le carte. E’ un’impressione corretta?

Arthur Fils: “Innanzitutto Sascha e Daniil sono due giocatori diversi, anche se il loro ritmo da fondocampo è simile. Se avessi impostato la partita meramente sul ritmo da fondo, non avrei avuto chances perché entrambi attualmente in quel tipo di spartito tattico mi sono superiori. Quindi ho dovuto gioco forza mescolare un po’ le carte per cercare qualche soluzione alternativa. A Indian Wells forse l’ho fatto ancora di più, ho esasperato ancora di più la costante ricerca delle variazioni. Il problema in California è stato però l’eccesivo nervosismo, che mi ha fatto spendere troppe energie mentali a causa anche per tentare di caricarmi. Al contrario, qui sono stato molto più calmo e l’energia infatti l’ho sempre avvertita al massimo. Non a caso mi sono mosso benissimo, è tutto collegato“.

D. Volevo chiederti di Gael Monfils. È qualcuno a cui ti sei ispirato? Era uno dei tuoi idoli quando da piccolo guardavi il tennis in Tv. È ancora lì in campo che lotta a 38 anni, hai 18 anni più di te. Puoi raccontarci se la sua figura ha mai influenzato il tuo percorso di formazione, o se ha mai orientato il tuo stile di gioco? E qual è il vostro rapporto, essendo entrami francesi?

Arthur Fils: “Con Gael ho un ottimo rapporto, quando ci vediamo mi trovo sempre molto bene con lui. E’ una gran bella persona, oltre che un tennista eccezionale. Mi ha aiutato molto in questi primi anni di Tour, nell’abituarmi ad una nuova realtà. Mi ha aiutato tantissimo, sia sul campo da tennis con alcuni consigli che custodisco gelosamente ma anche fuori dal campo, nel comportarmi in un certo modo. Sai, lui è già padre, si è costruito una famiglia. Poi è piacevolissimo trascorrerci del tempo insieme, è un ragazzo estremamente simpatico. Naturalmente quando ero più giovane lo guardavo in tv, l’ho sempre ammirato. Ancora oggi è capace in campo di fare quei suoi punti incredibili. E’ un atleta fantastico. Un’autentica leggenda per tutti noi francesi. Avere il privilegio di essere in tour con lui, di poter condividere gli stessi tornei, gli stessi spogliatoi, è un onore enorme. Gli auguro di giocare ancora per tanto tempo. Tutti vediamo come fisicamente sia ancora una bestia, può giocare tranquillamente ancora per 2/3 anni“.

D. Volevo domandarti di Mensik, hai giocato contro di lui nei gironi delle Next Gen ma ovviamente quello è periodo dell’anno abbastanza particolare, a cavallo tra le due stagioni. Come tennista in che modo lo valuti, dove pensi possa arrivare? Come pensi possa articolarsi la vostra sfida qui a Miami?

Arthur Fils: “E’ già nei piani alti della classifica. In questo 2025 sta giocando un ottimo tennis, sarà sicuramente un avversario molto duro. Non avrà nulla da perdere. Serve alla grande e ha un tennis molto veloce oltre che potente. Devo sedermi con il mio allenatore, con tutta la mia squadra e analizzare al meglio la partita per capire qual è il modo migliore per affrontarla. Ma prima di tutto devo recuperare, perché comunque le ultime due partite sono state piuttosto dure. Anche perché, sostanzialmente è come se fossimo all’interno di un lungo swing cominciato a Dubai, senza poter mai rifiatare. Parlerò di sicuro con il mio coach e sceglieremo la tattica più funzionale. Ciò che è certo è che lui è un grande avversario, perciò devo aspettarmi un match tosto“.

D. Arthur, il fatto che dovrai giocare in due giorni consecutivi poiché il tuo ottavo è stato l’unico ad essere cancellato dopo il maltempo, anche se naturalmente sono cose che accadono spesso durante il tour pensi che possa essere un vantaggio in vista del match contro Mensik, dandoti la possibilità di arrivarci in pieno ritmo? O invece ritieni che il vantaggio possa avercelo Jakub avendo avuto con il walkover due giorni consecutivi di riposo?

Arthur Fils: “Non saprei. Fisicamente è indubbio che ora come ora sia complicato perché devo recuperare. Però, giocare due partite in due giorni non mi dà minimamente fastidio. E’ quello che avviene sempre quando arrivi in fondo nei tornei di una settimana, che sono comunque tanti durante la stagione. Cercherò di recuperare il più possibile, di entrare in campo e dare il massimo di quello che potrò. Per quando riguarda Jakub, penso che si senta bene. Ho visto che martedì è andato anche a guardare i Miami Heat. Il ragazzo sta certamente bene, è sicuramente in forma (sorride)”.

D. A proposito di basket, hai mai giocato considerato il passato giovanile di tuo padre, ti piaceva il basket da bambino oppure no?

Arthur Fils: “Ho provato a giocarci, ma ho capito subito che non funzionava, che non fossi molto portato. Semplicemente non ero molto bravo e giocavo meglio a tennis. Così mio padre ha detto ‘Ok, giochiamo a tennis. Sei più bravo nel tennis, allora giocheremo a tennis‘. In verità, dopo il basket ho praticato anche calcio. Ecco, se paragonassi il mio livello calcistico con quello tennistico, vi basti sapere che rispetto anche al basket ero ancora più bravo a tennis (ride, ndr). Così, a quel punto ho deciso di dedicarmi esclusivamente al tennis. Ho praticato tantissimi sport, mi sono dedicato a diversi hobby quando ero piccolo ma il tennis è sempre stato il contesto in cui esprimevo la mia migliore versione“.

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Autor: Cipriano Colonna