Rassegna stampa – Le notti insonni di Sinner

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Sinner e il caso doping: «Le mie notti insonni» (Patrick Iannarelli, Corriere dello Sport)

Perdersi per poi ritrovarsi. Su quel semplice campo da tennis, mantenendo il focus solo e soltanto sulla pallina. E su quella dopo ancora, cancellando colpo dopo colpo ciò che stava accadendo al di fuori, con quel caso doping relativo alla contaminazione involontaria di Clostebol che ha tolto sonno ed energia, forza fisica e mentale. Ma se la battaglia interiore proseguiva senza sosta, Jannik Sinner all`esterno non ha mai voluto esaltare i segni di cedimento. «Quest`anno ho capito tante cose. Ero in una situazione molto difficile e delicata prima dello US Open, per i mesi precedenti, dove ho fatto fatica a comprendere quello che stava succedendo. Però a un certo punto mi sono detto: “No Jannik, alla fine è tutto abbastanza irrilevante, perché questo sport ti può dare soddisfazioni e ti può buttare giù anche moralmente, alla fine io sto bene”». Fragilità e voglia di riscatto, umanità e limiti riconosciuti banalmente come tali: questa è l`immagine che traspare dà “Jannik, oltre il tennis – Capitolo 3”, intervista realizzata dal direttore di Sky Sport Federico Ferri e in onda da oggi. […] Un racconto a cuore aperto che evidenzia ancor di più gli alti e bassi attraversati dal numero uno al mondo nella stagione dei record. «Normalmente io sono sempre in controllo, e invece lì era abbastanza facile perderlo. Solo che dopo un po’ di settimane mi sono svegliato un mattino e ho detto: “Ma alla fine io non ho fatto niente di sbagliato, […] poi quello che può uscire alla fine io non lo posso più controllare, no?”. Il vero momento difficile secondo me era proprio quando è uscita la notizia». Sinner è entrato ancora più nei dettagli di una vicenda che ha tolto serenità e certezze, in alcuni casi anche il sonno: «La cosa è uscita in una fase molto delicata perché è arrivata prima di uno Slam. Guardavo gli altri giocatori per capire cosa pensavano veramente. E poi c`erano delle partite in cui la notte prima non dormivo come prima della gara con Medvedev (quarti di finale a Wimbledon)». Difficile però scostare quel velo di tristezza davanti agli occhi nonostante le vittorie e i record frantumati match dopo match: «Magari vincevo una partita e mi vedevano proprio giù di testa e mi dicevano: “Ma tu hai vinto, perché stai così?”. E io li cosa avrei dovuto rispondere? Ho detto: “No, no, sto bene, è tutto a posto”». Un conflitto interno da limitare, una battaglia psicofisica, come se fosse un`estenuante partita contro il resto del mondo, uno Slam mentale da vincere soprattutto coi propri avversari: «Sono convinto che niente succede per caso. Ho capito che ci sono tanti giocatori che non pensavo fossero miei amici e lo sono, c`è invece una quantità abbastanza grande che pensavo lo fossero…invece non lo sono. Alla fine non dico che mi ha fatto bene, però mi ha fatto capire tante cose». E la consapevolezza ha giocato un ruolo fondamentale nello straordinario 2024 di Sinner: «Tutti giocano bene a tennis, il problema sono sempre i piccoli dettagli. Sono riuscito a capire tante cose in questa stagione e ho vinto tante partite con la forza mentale». Un requisito fondamentale in campo e fuori, per imparare e impartire lezioni. Di tennis, ma anche di vita.

«Gioco così perché sono innocente» (Piero Guerrini, Tuttosport)

Ricciolo sbarazzino e pullover british a trecce color crema sulla camicia blu. Jannik Sinner è tutto vero, anche nell`immagine. L’appuntamento che ricorre per il terzo anno e che stasera gli abbonati si godranno su Sky Sport mostra un ragazzo già uomo, ancor più maturo che in passato. Bravissimo Federico Ferri, direttore di Sky Sport, nel contribuire a rendere così naturale la lunga chiacchierata inframmezzata da immagini ormai storiche. Teatro: Torino, il Grattacielo di Intesa San Paolo (partner della produzione Sky e tra gli attori principali delle Atp Finals). Data: 18 settembre, prima del ricorso Wada che non cambierà la verità di e su un fenomeno che è un ragazzo meraviglioso. Riportiamo le parole, ma guardarlo sarà ben altra esperienza. «Il primo Slam dell`anno è sempre un test, visto che si arriva da una preparazione importante. Io ho fatto una scelta un po` diversa perché prima degli Australian Open ho disputato solo tre partite di esibizione. La prima partita è stata abbastanza sorprendente. Mi sono sentito subito molto bene, avevo un buon ritmo. La semifinale contro Djokovic un bel traguardo, lì è arrivato il primo vero test. Ho colto l`opportunità. Poi la finale, vinta da due set a zero sotto. Conquistare un torneo così importante a inizio stagione ti dà tanta fiducia Innanzitutto ho provato sollievo, il mio sogno è sempre stato vincere un torneo del Grande Slam. Ho lavorato tanto sulla parte fisica per vincere i tornei importanti. Sentivo negli anni precedenti che il fisico non era lì dove volevo, avevo perso tante partite al quinto set. Forse era anche un aspetto mentale. Erano tutti e due. E quindi abbiamo lavorato veramente tanto, abbiamo fatto un`ottima preparazione… In quel momento mi sono sentito libero. Era una liberazione, tanta felicità per condividere il titolo con le persone che mi stanno sempre vicino. lì ho sentito che finalmente potevo dare loro qualcosa indietro. E stato molto speciale. Senti che la pressione va via e sei molto più leggero. Poi, giorno dopo giorno, realizzi quello che hai fatto». IL N.1 E I TIE BREAK «Perdere da n. 1 è diverso, perché senti che sei sempre il ricercato. Però questo fa il gioco più bello. I tie break? Secondo me è importante come ci arrivi. Io faccio tante cose diverse durante un set: sento se un colpo funziona o meno, valuto dove devo servire per avere più possibilità di fare punto. Fare più cose permette di poter poi scegliere poi quella più utile. E prima, se sono 6-5 e serve l`avversario, divento più aggressivo, metto pressione, io la palla la tiro. Provo sempre prima di un momento cruciale cosa funziona». […] LE COSE IMPORTANTI «Il divertimento in ciò che fai è importantissimo, ti permette quando sei stanco di andare in campo e avere voglia di giocare. Non sempre hai voglia di allenarti, ma per giocare le partite devi dare il massimo prima. Le mie dediche? Nel momento in cui vinci, hai la possibilità di ringraziare le persone che ti hanno sempre aiutato. Il primo titolo grande è stato in Australia e lo volevo dedicare ai miei genitori. È stato difficile per me quando avevo 13 anni andare via da casa ma è stato più difficile per i miei genitori vedere partire un figlio di 13 anni, lasciarlo libero. In Australia è stato un momento molto bello, personale. A me piace condividere momenti belli con le persone che amo, era il momento giusto per farlo. Infatti loro mi hanno subito chiamato e ringraziato. Vedo sempre tanti ragazzini che hanno la pressione dei genitori addosso quando hanno 8-10 anni in un momento in cui non sai nemmeno se il tuo futuro sarà giocare a tennis, a calcio o stare in un ufficio. La pressione quando hai 9/10 anni ti fa sembrare quasi che devi fare le cose. Invece da ragazzino dovresti soltanto divertirti». Jannik ripercorre poi anche 1`Us Open e la dedica alla zia, poi scomparsa. E si arriva a parlare del caso. «È stato difficile, non potevo aprirmi con tante persone. All`inizio non sapevo come comportarmi, non sapevo cosa sarebbe uscito, cosa sarebbe successo con il team. Io sono sempre in controllo, li era abbastanza facile perderlo. Mi sono svegliato dopo alcune settimane, mi sono detto che non avevo fatto niente di sbagliato, quello che può uscire dal giudice io non lo posso controllare. Il vero momento difficile è stato quando è uscita la notizia, prima di un Grande Slam, volevo allenarmi il mercoledì, ma martedì è uscita la notizia, abbiamo spostato a giovedì. Al mio arrivo avevo le telecamere addosso, guardavo i giocatori per capire cosa pensavano realmente. Però io ho sempre pensato che niente succede per caso… È stato importante per capire chi era amico e chi no. Tanti giocatori non pensavo fossero miei amici… E c`è una quantità abbastanza grande che pensavo fossero miei amici e invece non lo sono. Molto difficile è stato quando ancora non era successo niente. Le persone che mi conoscevano e mi vedevano molto giù di testa mi chiedevano perché fossi così dopo una vittoria E io cosa potevo rispondere? `No, no tutto a posto”. Poi c`erano partite in cui la notte prima non dormivo come abbiamo visto prima di Medvedev a Wimbledon… Devo ringraziare il mio team che mi è stato vicino tutto il tempo. Darren (Cahill) non è andato a casa, mio papà è venuto. Grazie a loro mi sono sentito sicuro, protetto… Sono contento di aver superato questo momento… Essere nel giusto è la cosa più importante, se fossi stato in colpa non avrei giocato così». […]

Ritorno a Bercy (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

E se l`anniversario lo celebrassero in finale? Più che un idillio da nozze di cuoio, quelle che si festeggiano dopo tre anni di matrimonio, sarebbe una cerimonia officiata con il fuoco, i tuoni e i fulmini. L’ultimo atto del Masters 1000 di Bercy è in calendario il 3 novembre e proprio il 3 novembre del 2021, alla Accor Arena parigina (dal prossimo anno però si va alla Defense), Sinner e Alcaraz giocarono la loro prima partita Atp. C’era stato, è vero, il precedente nel Chaltenger su terra di Alicante nel 2019, quando erano solo ragazzini di belle speranze, mentre quel giorno sotto la Tour Eiffel andò in scena il domani del tennis: basta scorrere l`album del 2024 per comprendere come le speranze di allora siano diventate le solide certezze di adesso. Da lunedì, Jannik e Carlos saranno di nuovo di fronte nell`ultimo 1000 stagionale dopo la sfida di Riad della settimana scorsa, che sebbene fosse un`esibizione ha probabilmente modificato le prospettive mentali della loro rivalità stagionale. Nel 2024 si sono divisi gli Slam con il piglio dei dominatori (Australia e New York per la Volpe Rossa, Roland Garros e Wimbledon per Carlitos), ma Jannik è stato un mostro di continuità con 7 tornei vinti, raggiungendo il numero 1 a giugno per conservarlo fino alla conclusione dell`anno, mettendo tra sé e il murciano, al momento, oltre 3000 punti (3620, per l`esattezza) nella Race. Su chi sia il più forte, oggi, non ci sono dubbi, ma le tre sconfitte su tre maturate in stagione contro Alcaraz rimanevano una piccola ombra, spazzata via dal successo in Arabia, ma ora deve essere consolidata negli appuntamenti che mancano (certamente Bercy e le Finals, poi forse la Davis). Comunque, da sovrani assoluti, possono certamente gridare al mondo che il tennis, adesso, sono loro. E la strada verso il regno era già tracciata tre anni fa, ed entrambi se ne resero conto immediatamente. A fine match, dopo la stretta di mano di rito condita da sorrisi sinceri, Sinner, allora n.9 del ranking che con la sconfitta (7-6 7-5 il punteggio) diceva addio in pratica alle Finals (poi le giocò da riserva), prolungò il saluto avvicinandosi al rivale e sussurrandogli qualcosa all`orecchio: «Gli ho semplicemente detto che spero di incontrarlo ancora e fare altre battaglie in futuro». Una volontà che fu condivisa dal vincitore, numero 35 Atp: «Sono molto contento di aver battuto Jannik perché è un giocatore molto forte. Io e lui daremo vita a una grande rivalità nei prossimi anni». Facili profeti, ma con il loro talento non risultava difficile esercitare l`arte della premonizione. […] «La mia rivalità con Carlos è un mix di tutto – ha detto Jannik dopo Riad – tutti e due cerchiamo di spingerci al limite. Non mi sveglio proprio tutte le mattine pensando a come battere Alcaraz, sarebbe strano, ma certamente lui è un`ispirazione per continuare a fare meglio. Con Carlos ci capiamo bene, andiamo d`accordo. Siamo buoni amici, cerchiamo di divertirci ogni volta che giochiamo uno contro l`altro. Finora i nostri sono sempre stati bei match, speriamo di andare avanti così». Nemmeno si fossero messi d`accordo: «Spero che la rivalità con Jannik – la replica di Alcaraz – possa ancora migliorare, lui mi spinge a migliorarmi sempre. È un piacere per me giocare con lui, spero che saremo ancora al top per tanti anni». […]

Musetti-Zverev come alle Olimpiadi (Pietro Corso, Corriere dello Sport)

Due incontri pirotecnici separano Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini dalla semifinale dell`ATP 500 di Vienna. Il toscano e il romano sono gli unici due azzurri rimasti in tabellone all`Erste Bank Open, e potrebbero eventualmente affrontarsi solamente in finale. Per arrivarci la strada è ardua, e i prossimi ostacoli saranno rispettivamente Alexander Zverev e Karen Khachanov. Comincerà `Muso` non prima delle 15.30 sul Campo Centrale, con davanti a sé uno dei giocatori dal rendimento migliore del 2024. Sascha, prima testa di serie e numero 3 del mondo, è al quattordicesimo quarto di finale dell`anno nonché fresco della sessantunesima vittoria in stagione, nuovo primato personale. Il bilancio delle sfide con Musetti segna 1-1, ma l`ultima volta a sorridere fu proprio Lorenzo che lo superò nei quarti dei Giochi di Parigi 2024. Sarà più complesso sul cemento indoor austriaco, dove la palla di uno Zverev finora perfetto viaggerà ancor più rapidamente. Più abbordabile, ma comunque complesso, l`incontro di Berrettini, previsto non prima delle 18.00 contro Khachanov, con il quale non ha mai perso. Matteo può affrontare l`incontro con la consapevolezza di avere le giuste chance per la semifinale, dove ci sarà uno tra Jakub Mensik e Alex De Minaur. […]

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Autor: Alessia Gentile