Rassegna Stampa – ” Sinner da assolvere mentre viene emulato”

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“Macché negligenza. Sinner è da assolvere” (Stefano Arcobelli, Gazzetta dello Sport)

La parola all’esperto. Il caso Sinner al Tas visto da Alberto Salomone, uno dei massimi luminari internazionali di doping legato al Clostebol Il professore di chimica analitica e tossicologia all’Università di Torino è stato consulente anche per la vicenda del calciatore argentino Josè Luis Palomino, assolto dal Tas nel 2023. Professore, che ricordi ha del caso Palomino? «L’atteggiamento dei giudici fu estremamente corretto. Il Panel aveva compreso le cose più importanti, e cioè che si trattava di un palese caso di contaminazione, utilizzando buon senso e realismo. Avemmo subito la sensazione che sarebbe finita con l’assoluzione».
Che idea si è fatta per Sinner? «Ci sono due piani: quello tecnico
e quello procedurale. Dal punto di visto tecnico, quello di Sinner è un
caso come ne ho visti tanti da una decina di anni. Ci troviamo di
fronte a un campione di urina positivo per una concentrazione estremamente bassa del prodotto, e in più è stata identificata l’origine
della contaminazione. È stato escluso anche dall’International Tennis Integrity Agency che l’uso di Clostebol avesse una finalità anabolizzante. La ricostruzione della contaminazione da Trofodermin
[…] non è in discussione, è la stessa di altri casi: è dimostrato scientificamente che anche una stretta di mano può produrre un risultato positivo in urina, perché il metabolita del farmaco viene rilevato anche a bassissime quantità. La difesa di Sinner è stata chiara. È stato il fisioterapista ferito al dito ad aver trasmesso la sostanza. Neanche la Wada ha fatto obiezioni. Non ci sono dubbi». Invece sulla questione procedurale?
«L’anomalia è che di solito la sospensione rimane fino al giorno della sentenza, ma nel caso di Sinner l’atleta è tornato subito a giocare anche dopo la notifica del risultato antidoping avverso. Ora l’arbitrato al Tas dovrà discutere sul concetto di negligenza e stabilire fino a che punto un atleta è tenuto a controllare e a sapere tutto ciò che avviene intorno. Mentre per alcune sostanze proibite una situazione di rischio può essere più riconoscibile, come ad esempio l’utilizzo di una siringa, nel caso del Trofodermin e del relativo rischio di contaminazione credo che ci sia più spazio di discussione. Non so imo a che punto un atleta possa essere consapevole di certi elementi, come ad esempio nel caso Clostebol,
che esista un elevato assorbimento transdermico. E un problema soprattutto italiano, ma il caso di Palomino e della canoista polacca Borowska possono essere precedenti favorevoli per Sinner
». E quindi? «Sarebbe ora che sul Clostebol si facesse chiarezza una volta per tutte, anche perché il Trofodermin esiste praticamente solo in Italia. Perché la tolleranza zero va bene per certe molecole, ma essere positivo al Clostebol ha un significato diverso che esserlo al Nandrolone. E noto da anni che il Trofodermin causa queste situazioni, al punto che circa il 50% dei casi mondiali di positività al Clostebol riguarda italiani o atleti che si allenano in Italia. In decine di situazioni si riproduce lo stesso scenario. Sarebbe ora che venisse introdotta un’interpretazione diversa, ovvero che quando le percentuali di sostanza sono così basse non scatti più automaticamente la sospensione, ma vengano eseguiti altri accertamenti, in un sistema codificato e che, quando si dimostri la contaminazione, non si arrivi alla squalifica. Esistono ulteriori strumenti investigativi come il test sul capello, per verificare che non ci sia
stato uso continuativo della sostanza e che ci sia stata un’esposizione occasionale a piccole quantità
». Cos’altro non le torna, allora? «Il concetto di negligenza è soggetto a libera interpretazione. Ci sono situazioni, come il contatto con altre persone, che non sono sempre controllabili dagli atleti. Il massaggiatore ne è un esempio». Previsioni alla luce della sua esperienza? «C’è da fidarsi degli arbitri, giuristi di grande spessore. Chi ha il pallino è il presidente che verrà scelto dal Tas:
è molto importante perché dipende da come indirizzerà l’udienza, da come interpreterà il codice e come quindi influenzerà l’imparzialità del collegio arbitrale
». Essendo il n.1 del tennis, il Tas sarà condizionato?
«Le rispondo così: la squalifica rappresenterebbe una vittoria nella lotta al doping o il contrario? In un sistema controverso ed estremamente punitivo, se si squalifica Sinner il doping resta uguale ma per lo sport è una sconfitta. Ciò che conta nell’antidoping è l’equità della
competizione e la salute degli atleti. Una cosa sono gli
antiinfiammatori e antidolorifici, un’altra è il Clostebol
che di solito non viene utilizzato come steroide anabolizzante ma esiste sul mercato come pomata cicatrizzante. In questo senso ho la mia idea
». Quale? «Questa sostanza andrebbe eliminata dalla lista delle
sostanze proibite, magari inserendola nei programmi di monitoraggio già previsti dalla Wada. Se vogliamo che resti nella lista dei farmaci proibiti, ci siano allora dei criteri di valutazione diversi legati alla concentrazione che viene determinata in urina
». Da adesso all’udienza che cosa può succedere? «Ora sono giorni difficili per Sinner, mi auguro che
venga assolto e che si cominci a discutere di nuovi approcci. Il criterio della tolleranza zero andava bene 20 anni fa ma oggi, grazie al progresso tecnologico e alla capacità dei laboratori di identificare tracce infinitesimali di sostanza in urina, il rischio di sanzionare atleti solo per episodi di contaminazione, anche al di là della negligenza, è diventato troppo alto
».

Sinner-Alcaraz, il futuro si spacca in due partiti (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Nel dare forma continua a quel gioco degli specchi che fa da filo conduttore alla gran parte dei match, il tennis cerca da sempre il proprio aspetto esteriore, poco importa se lo stessa possa avere valore per una sola stagione, per un decennio o per un periodo ancora più lungo. I tennisti si guardano, si confrontano, apprendono l’uno dall’altro, e come sempre sono i molto forti a dettare gli stili di gioco, finendo per dare la loro impronta tecnica e anche tattica agli anni che li vedranno primeggiare. Si formano così anche le cordate, che segnalano l’appartenenza allo stile di gioco dell’uno o dell’altro dei campioni. Fu Borg il primo in Era Open a porsi a capo di una estesa filiera di giovani che tentavano di farsi largo con i colpi che all’Orso svedese venivano naturali. A Roma ti chiamavano i Borghetti, mutuando il nome da un caffè liquoroso che si vendeva […] negli stadi. Esistevano anche gli “inimitabili”,
e McEnroe cine sembrava tenere la racchetta con tre dita, e serviva rivolto al campo vicino, fu certo fra questi. Ma in generale non è con l’imitazione di gesti e movenze che si fa strada in uno sport che ogni protagonista ha il diritto di interpretare a modo proprio. Per un Dimitrov che da giovane si riteneva l’unico possibile continuatore dell’opera di Federer grazie a un gioco se non identico quantomeno sovrapponibile a quello di Sua Grandiosità, c’era un Federer stesso, in carne e ossa, pronto a ricordargli come l’armamentario dei colpi fosse solo una parte del tutto, mentre ciò che faceva realmente la differenza appartenesse a sfere più personali, nelle quali si mischiavano studio, personalità, esperienza e molto altro ancora. Lo superò sette volte di seguito, prima che il bulgaro imparasse a costruire il suo tennis intorno alla propria personalità. Diversa emulazione, che offre una condizione di libertà sostanziale, pur tenendo conto dei fattori di rischio emulativo che la psicologia ha rilevato ormai da tempo. Emulare una delle attuali star del circuito, è un processo fondamentale, attraverso cui ci si identifica con il personaggio per far proprie le sue migliori qualità. Il corto circuito nasce in questo caso dall’immedesimazione, che se totale finirebbe per creare un clone, e con ogni probabilità un mostro. Ci si può chiedere, a questo punto, se il tennis attuale, che in questo 2024 ha affrontato per vie dicerie le problematiche di un ricambio al vertice atteso ormai da venti anni, abbia già creato e stia creando i nuovi emuli di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, numero uno e due della classifica, sebbene vi sia chi muove da considerazioni quali l’esatta divisione avvenuta nei tornei del Grand Slam […] per decretare che in un ranking realmente rappresentativo dovrebbe concedere certamente Sinner il numero uno, ma ad Alcaraz il numero uno e mezzo. Opinioni, come si vede… Così com’è opinabile la possibilità che proprio la finale del Six Kings Slam vinta da Sinner sul rivale, a Riad, con tutto il suo lusso, i lustrini, i milioni di dollari in palio e le limousine ad attendere i tennisti per riportarli nelle splendide suite dove hanno alloggiato, abbia fatto da acceleratore ai processi di emulazione già in atto. Si sa, soldi e notorietà, conquistano sempre la fantasia. Di fatto, in poco tempo, Sinner e Alcaraz, i SinAl, sembra abbiano convinto un bel po’ di giovani e aitanti tennisti che la strada maestra sia quella di imparare da loro, la solidità al ritmo folle di una batteria in nove ottavi […] dal tennis di Sinner e l’inserimento continuo di variabili dai momenti migliori del tennis di Alcaraz. Un contributo, in larga parte banale, viene anche dalla comunicazione che attribuisce facili nickname ai tennisti più giovani ma già in grado di mettersi in mostra. I piccoli Sinner e i nuovi Alcaraz già abbondano. Uno lo abbiamo da poco conosciuto in Coppa Davis, il brasiliano Joao Fonseca, diciotto anni appena compiuti […], numero 154 del ranking Atp. Il piccolo Sinner, lo chiamano così in Brasile. Un ragazzino di buonissime speranze, che un po’ al Sinner originale somiglia. Per i capelli castani tendenti al rossiccio e la faccia seria, da bravo ragazzo. «Anche per le gambe, che sono magre, e spero un po’ per il mio gioco… Non vorrei che il paragone fosse solo fisico», dice lui, affatto preoccupato dal raffrontò così ardito. A Casalecchio se l’è vista con Berrettini, che lo ha stordito nel primo set, ma nel secondo Fonseca lo ha tenuto in bilico, a lungo. Lì ha battuto facile il belga Collignon e l’olandese Van de Zandschulp, che veniva dalla vittoria su Alcaraz agli US Open. Sempre la Davs ha abbinato a Sinner il belga Alexander Blocx, appena uscito dal percorso juniores, un tipo alto e già capace di ace sopra i 220 orari. Anche lui battuto da Berrettini, ma in tre set e tra mille risvolti pericolosi. Di Sinner ha la rapidità del braccio che colpisce la palla, e il ritmo del suo tennis ha già le cadenze di un rock forsennato. C’è un Sinner anche nella Repubblica Ceca, Jakub Mensik, 19 anni, e uno in Cina, Yunchaokete Bu. 22 anni, razza mongola, gran combattente che però ha scelto l’Accademia di Ferrero in Spagna e si allena con Alcaraz. Da aggiungere alla “filiera Sinner” anche Luciano Darderi e Matteo Arnaldi, pur tra i dovuti distinguo, e uno svizzero di buone speranze, ventiduenne al 150 posto del ranking: Jerome Kym. Anche lui riccio con i capelli alti sulla fronte, divisa di ordinanza dei Sinner Boys. Alcaraz invece ha il pregio di tenere in vita lo stile eli gioco dell’inimitabile Federer: i cui poster abbondano nelle stanzette dei ragazzi che ora frequentano a vario titolo il circuito. E’ una strada complicata emulare Alcaraz dal punto di vista tecnico […], ma ragazzi come Jack Draper e Arthur Fils già tra i primi venti della classifica, non avrei difficoltà ad accostarli allo spagnolo. Mai banali, veloci di braccio e di gambe, autori di punti che strappano applausi. Ben Shelton è un altro, e anche il grizzly Giovanni Mpetshi Perricard, nelle sue esagerazioni sembra possedere il gusto di sorprendere. Non so come finirà questa storia. Sinner e Alcaraz formeranno il nucleo centrale del tennis futuro, ma non è escluso che già dal prossimo anno vedremo sempre più piccoli Sinner nuovi Alcaraz fronteggiarsi aspramente. Per essere loro i prossimi sfidanti dei capi cordata.

Le 5 tappe di Sinner prima della sentenza (Leonardo Iannacci, Libero Quotidiano)

Più ricco: di soldi, certo, ma soprattutto di convinzioni e motivazioni. Jannik Sinner è tomato nel suo buon ritiro di Montecarlo con una certezza in più: questo Alcaraz lo si può battere. Magari cambiando spesso tattica, aumentando la forza nei lungolinea che lo spagnolo soffre, proponendo quella sempre difficile soluzione che è il drop shot, ovvero la smorzata che fa correre in avanti l’avversario per poi infilarlo come un tordo. Sì, si può fare e a Riyad è andata così. Si può fare e il bilancio degli incontri fra i due, così uguali per ambizione ma così diversi per tennis, è tomato quasi in asse. Non come partita vinte, Carlitos comanda ancora per 7 successi contro 5, ma come peso dei risultati ottenuti. Sinner ha una convinzione in più da domenica scorsa e così ha raccontato l’esperienza araba: «Posso dire che che io e Carlos siamo buoni amici. Non i migliori del mondo, ma cerchiamo di goderci questa rivalità. Fin qui le partite sono state buone. Spero che la nostra
rivalità possa continuare a lungo anche se ci sono tant
i altri giocatori che possono provare a intromettersi». E poi: «Cosa mi riserva il prossimo futuro? Il 2024 è stato pazzesco ma l’importante è migliorarmi». […]
La vittoria in tre set […] sotto gli occhi di Stefano Pioli che in Arabia ora
allena e la facilità che ha avuto Jannik nel brekkare l’iberico, lanciano il magnifico rosso di Sesto verso un finale di stagione che ha due obiettivi: vincere il più possibile e, poi, presentarsi davanti al Tas di Losanna, allorché verrà giudicato il ricorso presentato dalla Wada per l’affaire-Clostebol, in forma psicofisica perfetta. Magari con altre coppe in bacheca, ben felice di aver assommato un prize-money 2024 che tocca i 16.5 milioni di euro […]. La sentenza definitiva di Losanna è stata fissata per l’inizio del 2025, subito dopo l’Open d’Australia. Nel frattempo Sinner ha davanti a sè un programma piuttosto serio in questo autunno che vede tutto il tennis, maschile e femminile, trasmesso live in diretta sui canali di Sky, con una ciliegina sulla torta: lo speciale Jannik oltre il tennis. […] Il rosso di Sesto che a Vienna aveva vinto nel 2023, ha deciso di saltare il 500 austriaco dove ieri Matteo Berrettini ha superato l’ungherese Fucsovics [….] e Flavio Cobolli ha regolato in due set [….] lo
spagnolo Fokina, numero 62 del mondo. Oggi, alle 14, si gioca il super derby azzurro Sonego-Musetti, Jannik, a riposo, virerà a fine mese su Parigi Bercy, l’ultimo 1000 stagionale e, poi, sulle Finals di Torino in programma dal 12 al 17 novembre. E questo resta uno degli obiettivi più concupiti dal numero 1 Jannik Sinner si sta godendo del meritato riposo dopo aver vinto la finale del “Six Kings Slam” in Arabia Saudita contro lo spagnolo Carlos Alcaraz (Aip) del mondo perché Sinner ha vinto molto e ovunque ma non in Italia. Gli Internazionali di Roma non lo hanno mai
visto protagonista, i due Slam lo hanno visto trionfare in Australia e negli Stati Uniti mentre i restanti tornei sono stati conquistati lontano da casa. Torino è dunque il luogo giusto per dimostrare di essere il
vero “maestro” del tennis. Dal 19 novembre, Sinner si dedicherà poi alla Coppa Davis: a Malaga sono in programma le finali con l’Italia impegnata a difendere l’Insalatiera conquistata dodici mesi fa. Nei quarti gli azzurri affronteranno la squadra dell’Argentina, nell’eventuale semifinale la vincente fra Usa e Australia mentre in finale potrebbe esserci la Spagna
con Carlitos Alcaraz e Rafa Nadal nella veste di doppista. Poi vacanze di Natale con l’amata Anna e via in Australia, dove la mente sarà rivolta
anche alla famigerata sentenza del Tas di Losanna. Quando tutto, si spera, verrà definitivamente chiarito e giustizia fatta.

Pietrangeli come mai prima d’ora (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport Stadio)

L’uomo, prima del grande atleta. Nicola Pietrangeli come (quasi)
mai, prima d’ora, era stato raccontato. Un’ora di aneddoti, testimonianze, ricordi e dettagli inediti che descrive in maniera minuziosa e coinvolgente il primo sportivo a valicare il confine tra la propria disciplina e lo star system. Alla Festa del Cinema di Roma, nella giornata di Ieri è stato presentato “Nicola vs Pietrangeli” documentario prodotto da Gabriella Carlucci con The Arena per Rai Documentari, in collaborazione con istituto Luce ala Drecera Productions, con il patrocinio della Regione
Vizio, firmato da Antonio Centomani. Sessanta minuti di storia tra immagini e foto d’epoca, tra le parole di Nicola e di tutte le persone più importanti della sua vita. E proprio l’uomo Pietrangeli a uscirne in una nuova veste, quasi più morbida, grazie alle testimonianze, tra le altre, di Licia Colò. […] «In tanti mi dicono: “Se ti fossi allenato dì più avresti vinto di più” vero, ma mi sarei divertito molto meno», racconta Pietrangeli, che ricorda come alla sua epoca gli sportivi non venissero pagati
triliardi come adesso“. Una vita incredibile, quella di Nicola, oggi
novantenne, che viene raccontata partendo dalle immagini del
suo “Pietrangeli”, campo dite da molti giocatori del circuito è considerato “il più bello del mondo”. Da Tunisi, dove è nato l’11 settembre 1933, all’amore per il calcio […], all’amore vero e proprio, alla “Dolce Vita” dell’epoca senza dimenticare ovviamente la racchetta, che appare e scompare dal documentario ma ne è comunque minimo comun denominatore. «In quegli anni li io ero Nadal […], perché battete me sulla terra battuta non era facile, vi assicuro». E proprio Rafa, poi, a parlare di Nicola. «Pietrangeli è stato un grande campione che ha aiutato la crescita del tennis […] sia dentro che fuori dal campo,
sotto ogni aspetto
». «Ciò che impressiona è la longevità di Nicola – spiega il presidente del Coni Giovanni Malagò -. E’ stato molto bravo a gestirsi fisicamente». In Coppa Davis Pietrangeli ha disputato 164 match […] per poi vincere l’insalatiera da capitano nella storica finale di Santiago dei 1976. “Nicola vs Pietrangeli”. Sessanta minuti leggeri ma allo stesso tempo intensi, in un salto indietro nel tempo che racconci il campione azzurro e, contestualmente, la storia del nostro. Paese.

Dilemma Davis (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Un mese. Praticamente un battito di ciglia. Il 21 novembre, sul
veloce indoor di Malaga, l’Italia comincerà la difesa della Coppa Davis
vinta di nuovo un anno fa a 47 anni di distanza dal primo storico successo del 1976, affrontando nei quarti a eliminazione diretta l’Argentina. Trenta giorni che serviranno a capitan Volandri per dipanare la trama delle convocazioni, un momento sempre delicato per chi
adesso si trova a guidare una superpotenza e dunque ha problemi di abbondanza, con il numero uno del ranking e altri sei giocatori in top 50. A settembre il c.t., nelle pre-convocazioni, chiamò Sinner, Musetti, Cobolli, Bolelli e Vavassori. Certezze e dubbi Si trattò peraltro di un pro forma, perché c’è tempo fino a 48 ore prima del match per cambiare
quattro elementi su cinque. La certezza granitica ovviamente
si chiama Sinner, che proprio dalla Davis di un anno fa […] trasse l’abbrivio verso il paradiso di questo. Jannik arriverà alle Finali
di Malaga da n.1 di fine stagione e vincitore di due Slam, e magari sull’onda di un successo alle Atp Finals, che si concludono quattro giorni prima della sfida contro i Gauchos. Dietro di lui, però, la sana competizione per uno degli altri quattro posti al sole è apertissima. Musetti non ha giocato i playoff a Bologna in accordo con il capitano, resta il n.2 italiano, sul veloce ha giocato a settembre la finale di Chengdu e ha appena battuto Shelton a Francoforte, anche se in esibizione. Non sarà un mostro di continuità, ma i suoi picchi di
rendimento verso l’alto […] possono sparigliare le carte; e poi la classifica […] indica che Lollo è comunque vicino al suo top […]. Se in questi ultimi tornei darà risposte confortanti sulla tenuta fisica, un posto sarà sicuramente riservato a Berrettini, consentendo a Volandri di costituire finalmente il trio delle meraviglie che sogna dal 2021 e che per una ragione o per l’altra non è mai riuscito a vedere in azione. Non si tratterebbe soltanto di riconoscenza per le tre vittorie che The Hammer ci regalato nei playoff a Bologna, anzi: Matteo sulla superficie di Malaga si muove come sul tappeto di casa e la sua lea carismatica è un plus fondamentale. Dietro, al momento, Cobolli si fa preferire ad Arnaldi, l’eroe del 2023 che dopo la semifinale a11000 di Montreal ad agosto però si è un po’ eclissato, mentre Flavio è in grande ascesa, soprattutto in consapevolezza di sé, e poi ha uno spirito guerriero che può esaltarsi nelle battaglie di Davis. Resta il dilemma del doppio: Bolelli e Vavassori meritano indubbiamente di esserci dopo una stagione favolosa che li ha portati alle Finals, anche perché una coppia collaudata è basilare visto il peso specifico della specialità in Davis, ma convocare entrambi significherebbe escludere uno tra Musetti, Berrettini e Cobolli. A Volandri l’ardua sentenza.

Djokovic, niente Parigi Bercy: Atp Finals a rischio? (Carlo Lenzi, La Gazzetta dello Sport)

Novak Djokovic non sarà al via del Masters 1000 di Parigi-Bercy.
La notizia eclatante, ma non del tutto inattesa, arriva all’indomani del Six King Slam, la ricca esibizione saudita vinta da Sinner su Alcaraz e con il serbo al terzo posto, sconfitto dall’azzurro ma poi vittorioso nella “finalina” con Nadal. Secondo il canale tv “Sportklub”, molto vicino al vincitore di 24 slam, Nole non avrebbe bisogno di giocare altri tornei per garantirsi la partecipazione alle Atp Finals di Torino, grazie alla finale giocata a Shanghai, persa proprio contro Sinner. In effetti il campione serbo nella classifica Race è al momento sesto a quota 3910 punti, 555 in più di De Minaur, nono e primo degli esclusi. Se l’australiano dovesse trionfare nell’Atp 500 di Vienna si porterebbe a 65 punti di distanza, da recuperare poi nel torneo di Parigi orfano di Djokovic. Ammettiamo che
avvenga il sorpasso: a quel punto Novak, pur avendolo escluso nelle settimane scorse, potrebbe ripiegare sull’Atp 250 di Belgrado, il torneo di casa, per un ultimo tentativo di salvare le Finals. I media serbi, peraltro, vanno oltre e ipotizzano che il loro beniamino, oro nel singolare agli ultimi Giochi di Parigi, tornerà in campo direttamente 1112 gennaio per il
primo turno degli Australian Open. Possibile? Da una parte risulta difficile che rinunci a difendere il titolo conquistato lo scorso anno, dall’altra sono sempre di più i segnali di insofferenza verso una carriera che tanto gli ha dato, ma pure tolto dal punto di vista familiare. Quest’armo Nole ha ribadito più volte che le Atp Finals «non sono un obiettivo […]. In passato, nella mia carriera, avevo sempre la tabella di marcia pronta con sei mesi di anticipo, ora non è più così. Devo andare avanti step by step e concentrarmi su pochi obiettivi». Ovvero gli Slam e la nazionale, alla quale
ha già garantito la possibilità di competere nelle prossime qualificazioni di Davis che si giocheranno a febbraio. Anche se non in campo, sarà a Malaga per salutare ancora una volta l’amico e rivale Nadal, giunto a
fine carriera. Poi il 1° dicembre volerà in Argentina per giocare “The Last Challenge” con Juan Martin Del Potro. Il Djokovic “cannibale” non c’è più.

Cobolli e Berrettini sorridono a Vienna (Roberto Bertellino, Tuttopsort)

Hanno sorriso Flavio Cobolli e Matteo Berrettini all’Erste Bank Open di Vienna […] dopo le vittorie arrivate nei rispettivi match di 1° turno. Entrambi mostrando anche il pugnetto al termine a testimonianza di quanto tengano a far bene in una delle tappe classiche di fine stagione sul veloce indoor. I due giocatori romani, che si conoscono benissimo e si contendono anche un posto da singolaristi nelle Davis Cup Finals di
Malaga a fine novembre […], hanno piegato due avversari solidi ed esperti. Cobolli, nella nuova classifica ATP n°31 […] si è sbarazzato dell’iberico Davidovich Fokina in due parziali. Nel primo ha stretto i denti salendo di tono alla fine quando ha conquistato il tie-break con un netto 7-1. Nel secondo ha giocato con maggiore scioltezza e in modo sempre più completo ribadendo i grandi progressi compiuti nel 2024 sia sotto il profilo tecnico che di atteggiamento. Proprio la convinzione è servita al figlio d’arte, che aveva iniziato la stagione da n° 101 ATP a cancellare nel primo set tre palle break concesse nel sesto gioco e a convenire nel secondo, a metà percorso, l’ultima delle sei avute. Break conservato fino al termine per volare negli ottavi dove troverà il vincente di Struff – De Minaur; contesa che aprirà oggi alle 14 il programma sul centrale.
Flavio ha passato il testimone al più esperto Matteo, reduce dalla
delusione di Stoccolma dove era stato fermato al secondo turno dallo svizzero Stricker. Amarezza subito lasciata alle spalle per stoppare all’esordio nel torneo viennese un qualificato di lusso come
l’ungherese Fucsovics, best ranking di n°33 del mondo oggi sceso
sulla piazza n°88. Berrettini è tornato a servire con buone percentuali, si è mosso bene e ha quasi sempre comandato gli scambi, obbligando il magiaro a giocare quasi sempre in recupero. Per anche il back di rovescio si è rivelato un colpo efficace sul quale l’ungherese ha faticato a trovatele giuste contromisure. Nei momenti delicati della sfida Berrettini ha fatto la differenza. Break decisivo sul 5-5 del primo set, poi capitalizzato nel 12° gioco, altro break sul 3-3 del secondo, tenuto fino al termine. Poi esultanza verso il suo angolo nel quale ieri c’era
anche il capitano di Davis, Filippo Volandri: «Sono contento di essere tornato […] e di riuscire a giocare bene. Questo è un torneo non facile e lo dicono gli accoppiamenti di 1° turno. Sono felice di essere uno dei protagonisti». Aspetta il vincente di Tiafoe-Norrie. Intanto ha portato sul 3-1 il computo dei precedenti con Fucsovics che quest’anno aveva già battuto a Wimbledon nel turno d’esordio. A Vienna oggi toccherà agli
altri tre azzurri in tabellone, Sonego e Musetti opposti in un derby
di 1° turno nel tardo pomeriggio […] e Darderi che non prima delle 18 troverà il tennista di casa Dominio Thiem, all’ultimo torneo in carriera.
A Basilea invece è subito capitolato Matteo Arnaldi, la bocciatura è arrivata dall’esperto belga David Goffin, entrato in gara da lucky loser a segno in rimonta dopo aver perso il primo set al tie-break Nella frazione decisiva l’azzurro ha commesso troppi errori sul 2-2 […] e si è fatto strappare per la prima volta il servizio dal rivale, che ha bissato in chiusura. Intanto, Djokovic rinuncia a Parigi e rischia di non qualificarsi per Torino. […]

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Autor: Cipriano Colonna