Berrettini non trova pace: gli addominali lo fermano ancora in un 2024 singhiozzante

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Rieccoci. Con la notizia che nessun appassionato di tennis italiano (e ci spingiamo a dire globale) avrebbe più voluto sentire. Matteo Berrettini si è di nuovo fatto male. Questa volta il giocatore azzurro è stato costretto ad alzare bandiera bianca al secondo turno dell’ATP 500 di Tokyo. Vinto il primo parziale Matteo, che già nella frazione d’apertura aveva avvertito un risentimento familiare ai muscoli addominali, non ha potuto fare altro che ritirarsi. L’avversario, il francese Arthur Fils, è rimasto sinceramente dispiaciuto come tutti noi. Per un ragazzo il cui calvario sembra non avere fine.

La carriera di Berrettini è, come ormai sappiamo tutti, sempre stata costellata da interruzioni di vario tipo. In questo articolo ci eravamo fermati allo US Open 2023, torneo dal quale l’attuale numero 45 ATP era uscito zoppo a causa di una caduta che gli aveva creato seri problemi alla caviglia destra. Di lì in avanti l’atleta tricolore ha combattuto con le unghie e con i denti per tornare a calcare il rettangolo da gioco. Sperava di poterci rientrare già negli ultimi appuntamenti del 2023, ma le uniche sue presenze nell’ambiente racchetta-pallina sono finite per essere quelle in Coppa Davis a Bologna e a Malaga. In panchina, ancora acciaccato, a incitare i suoi compagni di squadra. Emozioni grandi, sì, ma uno come lui il campo ha bisogno di calpestarlo con i propri piedi. Da protagonista.

E allora ci si rivede nel 2024, più determinati che mai. Berrettini va in Australia ma… ancora niente da fare. Salta L’ATP 250 di Brisbane, esce dalla top 100 e, poco prima del suo inizio, l’Australian Open. Le settimane proseguono inesorabili fino a che, il 20 febbraio, il finalista di Wimbledon 2021 informa la stampa italiana che il suo ritorno in campo sarebbe avvenuto al Challenger di Phoenix. E così è, finalmente. Matteo fa subito finale e poi va pure a Miami, dove perderà al primo turno contro Andy Murray a seguito di un match molto bello.

Il calendario avanza ed è l’ora di cambiare scarpe per la stagione su terra. Qua, Berrettini ruggisce. Si mette in tasca il 250 di Marrakech, arriva stremato a Montecarlo e decide di saltare il torneo di Monaco di Baviera per allenarsi al fine di ottenere i risultati che gli spettano negli appuntamenti di maggior rilievo dello swing sul rosso europeo. Cosa che, purtroppo, non succederà. Questa volta non sono gli infortuni a fermare l’azzurro, bensì una forte influenza che lo costringerà a saltare prima il Masters di Madrid, poi lo obbligherà a togliersi pure dal torneo di casa a Roma, e infine non gli permetterà di allenarsi come avrebbe voluto per competere al meglio dei 3 set su 5 al Roland Garros, a cui rinuncerà.

Le suole delle scarpe non sono molto consumate. Ma ci si sposta sull’erba, terreno di caccia di Berrettini, e quindi è l’ora di cambiarle per poi arrivare puri, candidi e bianchi a Wimbledon. Prima di varcare i cancelli dell’All England Club, però, The Hammer scalda i motori arrivando all’ultimo atto a Stoccarda, dove non riuscirà a strappare il titolo per pochi punti contro un Jack Draper in rampa di lancio. Si arriva quindi nei sacri prati londinesi e il fato vuole regalare all’Italia il primo derby azzurro nel campo più prestigioso del globo, il Centre Court di Wimbledon. A livello di secondo turno Berrettini affronta il nuovo numero 1 al mondo, l’amico Jannik Sinner, con cui giocherà un match degno della sacralità del luogo. Perderà in quattro set lottati, ma i segnali del Berrettini che arrivò al numero 6 del mondo riappariranno vivi e tenaci.

Così tanto da regalargli due titoli consecutivi sul rosso tra le montagne europee di Gstaad e Kitzbuhel (entrambi ATP 250). Dieci successi filati, neanche l’ombra di una possibile sconfitta, bensì venti parziali vinti uno dietro l’altro. La trasferta americana non regala quanto sperato da Matteo, che raccoglie una sola vittoria, all’esordio dello US Open, dove verrà fermato al secondo turno, in tre set, dall’idolo di casa Taylor Fritz che poi arriverà in finale. Una gara, quella contro l’americano, condizionata da una flebite a una vena del polpaccio che lo aveva colpito pochi giorni prima dell’inizio del torneo.

Ma l’ardore di Matteo nei confronti del tennis non lo sconforta. È il momento di farsi valere lì dove un anno prima aveva solamente potuto applaudire da bordo campo. Si gioca la Coppa Davis, a Bologna, e l’azzurro è pronto a onorare la maglia del secondo singolarista. Lo farà alla grande, conquistando tre vittorie su altrettanti incontri disputati che risulteranno fondamentali per il passaggio dell’Italia alle Finals di Malaga come prima del girone.

Ed eccoci nel presente, a Tokyo. Solo l’ultima delle tante manifestazioni da cui Matteo esce anzitempo. ATP Cup e ATP 250 di Buenos Aires 2020, Australian Open e ATP Finals 2021, ATP 500 di Acapulco 2022, Montecarlo Masters e ATP 500 del Queen’s 2023. E ora, Tokyo 2024. Non è un elenco casuale di tornei delle scorse stagioni; bensì sono gli eventi che Berrettini non è riuscito a portare a termine (o a cui ha dovuto rinunciare prima di mettere piede in campo) a causa del medesimo infortunio: quello agli addominali.

Gioca un tennis troppo ‘strappato’, è ovvio che si fa male – il commento più frequente sotto i post e gli articoli riguardanti Matteo e questo tipo di problematiche. A tutti quelli che scrivono ciò, noi rispondiamo che può anche darsi, ma confidiamo nel fuoco ardente e vivo negli occhi del tennista romano. Che allenandosi e migliorando, tennisticamente e fisicamente sotto la guida del saggio Francisco Roig, speriamo potrà vivere il circuito come lui vorrebbe, giocando a tennis quando, dove e come gli va. Tornando quindi, ancora una volta, più forte di prima. Ti aspettiamo presto, The Hammer.