ATP Parigi-Bercy: Ruud fuori a sorpresa, passa facilmente De Minaur

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K. Khachanov b. [LL] C. O’Connell 6-4 3-6 7-6(6) (Andrea Binotto)

Si è salvato per il rotto della cuffia Karen Khachanov, campione del torneo nel 2018. Il tennista russo, reduce dal titolo ad Almaty e dalla finale a Vienna, ha avuto la meglio su Christopher O’Connell con il punteggio di 6-4 3-6 7-6(6) in due ore e venticinque minuti.

Entrato in campo come lucky loser al posto di Pablo Carreno Busta, il tennista australiano ha venduto cara la pelle andando vicinissimo alla sua prima vittoria nel tabellone principale di questo torneo.

Dopo che i primi due set sono stati vinti dai due giocatori in alternanza e in modo molto simile, il numero 71 ATP è stato il primo a brekkare nel terzo, ma si è subito fatto riprendere dall’avversario. Quest’ultimo al tie-break è partito forte portandosi sul 4-1. Un momento di distrazione lo ha però portato a dover cancellare un match point.

il suo dritto non ha tremato, mentre quello di O’Connell non ha centrato il campo pochi istanti dopo, permettendo così al russo di ottenere la nona vittoria negli ultimi dieci incontri disputati. Nonostante le statistiche diano più ragione all’australiano, il numero 21 al mondo approda al secondo turno e affronterà il freschissimo campione di Basilea, la stella di casa Giovanni Mpetshi Perricard.

[LL] Z. Bergs b. [WC] R. Gasquet 6-3 6-4 (Andrea Binotto)

Ostinato ma innocuo. Richard Gasquet ce l’ha messa tutta nel primo turno della sua 17esima apparizione al Rolex Paris Masters (record di presenze in questo evento insieme a Novak Djokovic). Ha però potuto fare poco contro una solida e vivace versione di Zizou Bergs, vincente con lo score di 6-3 6-4 in ottantadue minuti di tennis.

Ha quindi sfruttato al meglio la sua seconda possibilità il numero 65 ATP, entrato in tabellone come lucky loser dopo il forfait di Flavio Cobolli. Troppo alti i giri del motore di Bergs contro il tennista più anziano del tabellone – semifinalista in questo torneo nel 2007 -, che non è mai riuscito a prendere il largo in questa sfida.

Con questa vittoria il 25enne di Lommel diventa il primo tennista belga, da David Goffin nel 2017, a vincere un incontro in questo torneo e lo ha pure ìmesso in tasca senza mai farsi strappare la battuta. Tenterà il bis al secondo turno contro un altro tennista di casa altrettanto esperto: Adrian Mannarino.

[9] A. de Minaur b. M. Navone 7-5 6-1 (Andrea Binotto)

Non perde tempo de Minaur in avvio di match. La nona testa di serie del torneo si porta istantaneamente sul 3-0 mostrando una capacità di adattamento alla superficie decisamente migliore di quella di Navone. Quest’ultimo è parecchio disorientato e fatica a prendere in mano gli scambi: l’australiano è troppo veloce.

Nel settimo gioco, però, il numero 10 ATP pasticcia in battuta e offre un paio di palle break all’argentino. Le occasioni non vengono trasformate da Navone, che però insiste in risposta e nel turno successivo si riprende il servizio alla quinta occasione da inizio match.

Pochi minuti dopo tutti gli sforzi vengono buttati al vento: il sudamericano gioca un brutto 12° game in battuta e regala il set a de Minaur con il punteggio di 7-5 dopo quarantanove minuti di gioco. Nel secondo parziale Navone cede ben presto alla classe superiore del rivale e conquista solo un game; per De Minaur c’è ora Kecmanovic.

B. Shelton b. [Q] C. Moutet 6-3 6-7(8) 6-3

Semplicemente di un altro livello Shelton nella frazione di apertura. L’americano perde solamente 4 punti su 24 in battuta, non offre alcuna palla break e imprime un ritmo forsennato al mancino (come lui) dall’altra parte della rete. Non riesce il tentativo di difesa di Moutet che, investito dalla potenza del rivale, finisce per farsi strappare la battuta nel sesto gioco e dopo quaranta minuti cede il parziale 6-3.

Il tennista francese cambia le proprie fortune aggiustando la mira con il servizio principale e difendendo alfine con meno patemi i turni alla battuta; Moutet riesce ad allungare lo scambio e così facendo permette alle incertezze nei colpi di rimbalzo dello statunitense di affiorare.

Shelton serve con meno precisione pur continuando a non concedere palle-break, ma in ribattuta solo una volta ha l’occasione per togliere il servizio al padrone di casa, nel quinto game, e Moutet ne esce benissimo. Secondo copione Corentin trova il tempo per battibeccare con la sua connazionale Aurelie Tourte; Al cambio di campo Ben lo guarda passare con un sorriso appena accentuato e va a sedersi, ritenendo forse più utile concentrarsi sul match.

Il transalpino smorza il fuoco del rivale che non rimedia più la chiave per forzare le difese altrui e la contesa corre spedita verso il tie-break. Shelton spinge ma Moutet mostra al contrario maggiore dimestichezza nel ricevere il tiro di spingarda dell’americano, che cerca angoli più accentuati con il dritto ma per tre volte non trova il campo. Ben arriva comunque al 6-5 ma il suo rovescio lungolinea scagliato sotto pressione prende terra in corridoio. Moutet cancella così con la battuta un secondo matchpoint, inaugurando così una tripletta che gli regala il tie-break al diciottesimo punto e anche il diritto a disputare il terzo set.

Terzo set

La frazione decisiva permane divertente per l’atteggiamento coraggioso dei duellanti, che prendono scelte anche scriteriate tatticamente ma rimangono propositivi e aggressivi: Moutet manca due palle-break nel quinto game e si trova poi 0-30 nell’ottavo game. Shelton sceglie di rischiare per tenere sotto pressione il rivale ma non controlla il dritto, con il quale si ostina a cercare la riga di fondo.

Moutet rimedia e raggranella due palle-game, ma sbaglia una volée di dritto in tocco piuttosto semplice e meno sicura di un colpo più piazzato verso il fondo del campo. Entrambi sbagliano e nel finale ha la meglio l’umiltà di Ben, che non indietreggia e finalmente costringe il francese all’errore decisivo.

Shelton può così servire per il match ed esegue con sicurezza: l’urlo belluino con cui sottolinea l’esito decisivo della palla-gara ne disvela la tensione accumulata. Il suo avversario nei sedicesimi sarà il francese Arthur Cazaux, lucky loser fortunato due volte per aver usufruito del bye di Jannik Sinner.

J. Thompson b. [7] C. Ruud 7-6(3) 3-6 6-4

Thompson vacilla di fronte al buon forcing del favorito numero sette del torneo e subisce il break che determina il 5-2 a favore del norvegese. In seguito però l’australiano ha progressivo e rapido successo nell’allungare e soprattutto allargare i confini del campo, spostando un Ruud che si scopre tutt’altro che preparato come nei giorni migliori nel cercare il dritto con aggiramento della pallina. Gli errori per il nordeuropeo si moltiplicano e saranno ventitré al termine della prima frazione, di cui tredici con il suo blasonato dritto. Dal 5-2 si passa a 5-5 con un parziale di 12 punti a 2 per Jordan.

Thompson serve bene anche con la seconda palla e non fatica ad appaiarsi al rivale nella corsa allo jeu decisif, dove emerge come quello tra i due che sbaglia meno e si aggiudica il set dopo un’ora e due minuti.

La seconda frazione evidenzia nei primi minuti ancora di più la preparazione atletica del tennista di Sidney, capace di rimbeccare con efficacia le iniziative del rivale, ma nel terzo game Ruud riesce a scalfire con pazienza le difese di Thompson, trovando nuova incisività con il diagonale di dritto e ricevendo in cambio palline più corte e dall’energia affievolita.

C’è il break per Casper che dopo ventotto minuti serve sul 3-2 in suo favore. Thompson sta smarrendo penetrazione con la seconda palla e diventa attaccabile; le sue percentuali scendono e nel finale del parziale notiamo anche qualche crepa negli spostamenti. Ruud ha più tempo per caricare il dritto e i risultati si vedono: un nuovo break nel nono game offre il 6-3 al norvegese, che dimezza gli errori non forzati rispetto al primo set e appare il più fresco dei due all’inizio del decider.

Contro ogni premessa Ruud subisce il break nel terzo gioco: un paio di errori che parevano appartenere al primo set e una prodezza dell’oceanico con il dritto in recupero siglano il game-sorpresa. Il numero otto del mondo ritrova subito i riferimenti giusti e si riporta in parità mentre Thompson si innervosisce e polemizza per una penalità per abuse of racket, ma non cede mentalmente e riesce a issarsi sul 3-3.

Ruud sembra poter approfittare presto del calo del suo avversario, ma Thompson difende il turno al servizio del 4-4, nonostante alcuni svarioni in manovra. Questo insuccesso lascia dubitare della condizione del norvegese, che infatti poco dopo lancia nella Senna il nono game subendo il break in quattro punti e con tre errori diretti.

L’australiano non ha troppi meriti nell’exploit, ma è bravo a farsi trovare pronto nella crisi che sembra soprattutto nervosa di Ruud, forse schiacciato dalla paura di non andare a Torino. Così dopo due ore e mezzo circa arriva il matchpoint che proietta l’australiano alla sfida contro Bergs o Mannarino.

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Autor: Danilo Gori